Dopo insetti, pronti a sperimentare nuovi orizzonti culinari: ok a carne coccodrillo. Però soppressata rimane "fatale"
La nota del Governo che dà OK alla carne di rettile sui mercati italiani riapre - di riflesso - la discussione sulla grande questione del nutriscore: perché mortificare tradizioni per aprire orizzonti verso nuove identità?
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CORIGLIANO-ROSSANO - Non solo insetti. Il crescente interesse nei confronti degli alimenti esotici in Italia, si manifesta nel consumo di carni dei rettili: mangiare coccodrilli, alligatori, lucertole, serpenti e tartarughe, carni che - fino ad ora - sono sempre state vietate, ma la situazione sembra stia cambiando. È di qualche giorno fa, infatti, la nota del Ministero della Salute indirizzata anche al Ministero della transizione ecologica, Direzione Generale per il patrimonio naturalistico Autorità di Gestione Cites, con le linee guida dettate dalla UE sul tema che, come indicato nell'oggetto, recita: «scambi intra-UE e importazioni di carni di rettili di allevamento».
In Italia, va detto, è stato già possibile assaggiare questa. Il precedente è datato 2015, in occasione dell’Expo, quando la carne di coccodrillo era presente allo stand dello Zimbabwe, Paese dove viene mangiata regolarmente. Da qualche anno però sono arrivate aziende straniere a occuparsi dell’allevamento e della produzione. Questo ha fatto salire parecchio i prezzi - fino a 150 euro al chilo - e ora il coccodrillo è considerato un alimento “da ricchi”: è una carne bianca leggera e molto nutriente, ricca di proteine e con pochissimi grassi.
Tutto molto bene, tutto molto interessante e - a quanto pare - salutare. C'è il rischio, però, che l'Unione Europea e, quindi l'Italia, stia facendo fin troppo leva sul "prodotto salutare" (non genuino) per proseguire una campagna di cancellazione totale dell'alimentazione tradizionale, autoctona, europea. Considerata, probabilmente, nemica della salute. Perché? È inevitabile, quindi, che l'ultima circolare adottata dal nostro Paese sulla commestibilità dei rettili tenga aperta la più grande polemica nata sull'adozione del nutri score: quel famigerato semaforo che da qui a breve troveremo sugli scaffali dei supermercati ad indicarci quali prodotti siano o meno "benefici" per la nostra salute.
"Una buona pratica" si direbbe. Certo, se non fosse, però, che questo sistema annienterà le storiche tipicità italiane: dai formaggi al vino finendo ai salumi. La soppressata, così come la 'nduja e tante altre prelibatezze della nostra terra che sono insite nella tradizione del popolo italiano e meridionale rischiano di essere bandite. Perché, seppur genuine, vengono marchiate a fuoco con il bollino rosso "non salutare".
Insomma, dalle conserve con la carne di maiale passeremo a fare quelle con la carne di coccodrillo; dal peperoncino sottolio passeremo alle cavallette in salamoia. Assurda realtà!