Nella Sibaritide-Pollino 8.064 percettori di Reddito di Cittadinanza ma è allarme manodopera
Disfunzioni di un sistema: tra operai sottopagati e beneficiari che lavorano in nero per non perdere il sussidio c’è anche il buco nero dei Centri per l’Impiego e dei Navigator che non hanno un censimento delle imprese del territorio – LA TABELLA
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CORIGLIANO-ROSSANO – L’ottima operazione dei carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano, diretti dal tenente colonnello Raffaele Giovinazzo, che stamani hanno portato alla luce una truffa di oltre 80mila euro ai danni dell’Inps, ordita da 17 persone che percepivano illecitamente il Reddito di Cittadinanza (leggi qui la notizia: Reddito di cittadinanza, a Co–Ro truffa di oltre 80mila euro), è solo la punta dell’iceberg di una situazione confusa e allarmante che rischia di bloccare il sistema produttivo del territorio o – ancora peggio – di fomentare il mercato nero del lavoro.
Nel territorio della Sibaritide-Pollino, secondo i dati forniti da Inps, si contano 8.064 nuclei familiari percettori di reddito di cittadinanza (a seguire la tabella comune per comune). Che, stando sempre ai numeri forniti dall’Istituto previdenziale, percepiscono una media di circa 4,6 milioni di euro al mese (54,6 milioni annui). Cifre importanti che negli ultimi tre anni hanno dato una risposta determinante al disagio sociale di tante persone in difficoltà economica ma che allo stesso tempo hanno messo in crisi il mercato del lavoro.
In questo territorio un gran numero di percettori del reddito di cittadinanza, infatti, appartiene alla categoria degli operai. Persone che, per buona parte, nel tempo pre RdC guadagnavano 25 euro al giorno a nero (una miseria oltre che una vergogna) e che, una volta arrivato il sussidio dello Stato, hanno praticamente smesso di lavorare. Altri, invece, con più intraprendenza hanno continuato a lavorare sempre nel sommerso e con la complicità di datori di lavoro senza scrupoli, incassando il sostegno economico pubblico e la paga.
Chi oggi sta scontando le conseguenze drammatiche di questa situazione sempre più borderline tra il legale e l’illegale sono le imprese oneste. Quelle che assumono regolarmente, che danno una busta paga rispettando il contratto nazionale di lavoro e versano i contributi. Rimangono vittime di un doppio sistema: quello dei loro colleghi datori di lavoro che se ne fregano di tutto e foraggiano il lavoro nero e quello di uno Stato che poco controlla e che nel caso particolare del Reddito di Cittadinanza sembra non aver preso la cosa troppo sul serio.
Senza fare sul serio
È un dato di fatto che si raccoglie dal lamento delle imprese (ribadiamo, oneste) che non riescono più a trovare manodopera attraverso i Centri per l’impiego e attraverso le figure (inefficaci per non dire inutili) dei navigator, introdotte insieme al RdC, che negli ultimi tre anni in Italia hanno trovato una sistemazione lavorativa solo per 158mila persone (su un totale di 1,3 milioni di percettori!).
Ed è proprio qui il buco nero, il punto dove tutto si perde: la burocrazia asfissiante e contraddittoria. L’esperienza di un imprenditore agricolo, che da gennaio scorso si è recato per ben 8 volte al centro per l’impiego di Rossano per chiedere disponibilità di manodopera per la sua azienda senza trovare nulla, è paradossale e allucinante. Come paradossale e allucinante è la risposta che gli è stata data da ultimo proprio da uno dei navigator: «La sua azienda non risulta censita». Censita dove, per cosa? Tutte le aziende iscritte al registro delle imprese dovrebbero risultare all’albo del cosiddetto collocamento. Evidentemente non è così perché proprio lo Stato con l’introduzione del reddito di cittadinanza ha posto, tra i tanti, un paletto: possono essere contattate e quindi considerate solo le aziende con un codice fiscale numerico. E questo per non violare la privacy. Sembra una supercazzola ma è la realtà. Tant’è che nel solo territorio di Rossano risultano “censite” solo 300 partite Iva sulle decine di migliaia che ci sono e che potrebbero attingere dal bacino dei percettori del reddito di cittadinanza per creare nuovo lavoro.
Si comprende quindi che c’è più di qualcosa che non va. Il Reddito di Cittadinanza necessita di una revisione, non tanto sulla misura che potrebbe rivelarsi efficace per tutte quelle persone che in realtà non hanno la possibilità di accedere al mondo del lavoro (disabili gravi in primis), quanto nella sua applicazione.
Nella Sibaritide-Pollino c’è una stagione agrumicola e olivicola ormai alle porte e le aziende (oneste) rischiano di ritrovarsi senza manodopera proprio per questa cervellotica situazione.