40 miliardi di euro per l’alta velocità Sa-Rc: non era meglio investire in aeroporti?
Mentre si addensano dubbi e perplessità sui costi dell’opera e sui tempi di realizzazione (ci sarà mai?) si pone una nuova questione: forse per togliere dall’isolamento la Calabria bisognerebbe adottare il modello Grecia
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CORIGLIANO-ROSSANO – La penisola e l’arcipelago greco conta 40 aeroporti: 20 internazionali e 20 nazionali. Non stiamo parlando della nazione più ricca d’Europa eppure è piena di aerei e di traghetti. E questo non solo perché la metà delle sue terre sono in mare ma anche perché la sua conformazione orografica non consente facili spostamenti.
Ricorda un po’ la Calabria dove, invece, si è pensato bene di abbandonare le strutture aeroportuali, esistenti e futuribili, e di puntare tutto (o quasi) sulla ferrovia ad alta velocità. La stessa che, però, semmai venisse realizzata, taglierebbe completamente fuori la dorsale ionica dai grandi collegamenti.
Ma non è questo il problema, almeno non è questo il problema principale. Il vero nodo della questione, che sta dividendo il dibattito politico nelle ultime settimane, è sulla reale fattibilità dell’opera e sui costi. La tratta ferroviaria ad alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria, che dovrebbe collegare la grande città dello Stretto alla Capitale in 3 ore e 40 minuti, avrà un costo di 40 miliardi di euro e dovrebbe vedere la luce entro il 2030.
Insomma, ammesso che tutto andasse per il verso giusto e che non ci fossero problemi e ritardi di sorta ci vorrebbero altri 10 anni per vederla in opera e ad ogni modo – dicevamo – non cambierebbe la vita al territorio della Calabria orientale (Corigliano-Rossano, Crotone e l’intera fascia ionica). Anzi, la terrebbe ancora di più fuori da tutti i circuiti della grande mobilità. Ne gioverebbe Cosenza, sicuramente non la Sibaritide.
E allora, perché non puntare tutto a riqualificare l’esistente? Perché non rendere operativi ed economicamente vantaggiosi gli aeroporti di Crotone e di Reggio Calabria? Perché, di fianco a questi, non realizzarne dei nuovi, anche a carattere stagionale? È qui che ritorna l’esempio della Grecia e delle sue località “isolate” (e con aeroporto). Come isolate sono le terre ioniche. A parte il fatto di essere circondate dal mare cosa differenzia i territori periferici della Calabria dalle isole greche? Poco o nulla; direbbe qualcuno: storia, natura e servizi inesistenti.
Allora, invece di spendere 40 miliardi per 400km di ferrovia ad alta velocità, perché non investire sugli scali aeroportuali di Lamezia, Crotone e Reggio Calabria connettendoli al meglio tra loro con una veloce ferrovia regionale e rendendoli economicamente vantaggiosi? Magari evitando che un viaggio Roma-New Yord andata e ritorno costi meno di un volo a/r Roma-Reggio Calabria.
Perché non dare alla Sibaritide e all’alto Tirreno i loro aeroporti stagionali? Così che in tempo di ferie possano fungere da punto di approdo per le grandi rotte del turismo e per i tantissimi emigrati, senza che i viaggiatori siano costretti a giri immensi.
È una provocazione affinché si guardi alle reali esigenze di tutti e non dei (soliti) pochi.
Foto copertina da espresso.repubblica.it