Quattro anni fa nasceva Corigliano-Rossano… per volere del popolo
Era il 22 ottobre 2017 quando le urne del Referendum diedero un responso schiacciante a favore della fusione della due grandi città della Sibaritide. Le prospettive restano, ancora oggi, tutte in piedi; solo chi è disfattista può far finta di nulla
CORIGLIANO-ROSSANO – Quattro anni da nasceva Corigliano-Rossano per volere del popolo. Era il 22 ottobre del 2017 quando i cittadini delle ormai estinte città si recarono alle urne per partecipare al Referendum consultivo sulla fusione. Pur non essendoci grande partecipazione (votò solo il 39% degli aventi diritto) l’esito fu chiaro e netto: oltre 20mila persone diedero il loro consenso al matrimonio tra Corigliano e Rossano.
Dissero sì, come in ogni buon matrimonio, con la promessa di un reciproco rispetto (quello delle identità) e con la prospettiva di creare insieme un futuro nuovo, di speranza e di nuovo sviluppo per questo territorio.
Oggi nessuno percepisce tutto questo. Non lo percepisce nella quotidianità, perché i problemi di ieri rimangono i problemi di oggi. L’acqua mancava ieri, l’acqua manca anche oggi. Le strade erano piene di buche ieri, lo sono anche oggi. A Corigliano così come a Rossano. Ma questo appartiene all’ordinaria amministrazione. E se l’ordinaria amministrazione non funziona non è sicuramente colpa della fusione. Sarebbe come a dire che Roma non è più la Capitale d’Italia perché è sommersa da spazzatura o perché le strade sono ridotte un colabrodo o ancora perché tutti i servizi lasciano a desiderare. Ovviamente non è così.
Queste sono le motivazioni portate avanti dai detrattori della fusione, quelli che in realtà nella fusione non hanno mai creduto per solo spirito campanilistico o perché questo processo ha stravolto gli assetti di gestione della burocrazia (sia chiaro, di gestione della burocrazia, non di erogazione dei servizi).
Le prospettive del grande e lungimirante progetto di fusione, al contrario, restano tutte in piedi. Perché se oggi si torna a parlare concretamente di nuove strade, si tornano a rivendicare servizi e diritti che ancora non ci sono ma che diversamente non avremmo avuto nemmeno la facoltà di pretendere, questo lo si deve proprio alla scelta di quelle 20mila e più persone che il 22 ottobre di quattro anni fa diedero assenso all’unificazione dei due comuni.
Tornare indietro, oggi, sarebbe follia. Sarebbe anacronistico. Significherebbe mettere per sempre la pietra tombale sulle ambizioni di questo angolo di Calabria ed un biglietto in mano di sola andata non solo ai giovani ma anche a chi qui ha già creato un mezzo futuro. Certo, servirebbe una spinta in più dall’Amministrazione comunale per superare questo momento difficile di gestione dell’apparato amministrativo (istituire velocemente i municipi sarebbe un primo passo) ma gli input maggiori ce li aspettiamo dalla foltissima deputazione nazionale e regionale che oggi è chiamata – più che mai – a non lesinare sforzi ed energie per rivendicare, anche con forza, quello che a Corigliano-Rossano e al suo territorio manca e che non può non avere: servizi e diritti; connessioni, lavoro e salute. È questa la sfida. Non altre!