Cassano Jonio, Il Vescovo Savino offre il suo pieno appoggio alla rete contro l’usura e il racket
Intervenendo alla conferenza stampa del progetto “Economie di Libertà, una rete di legalità contro l’usura e il racket che coinvolge due regioni”, monsignor Francesco Savino: «Una pandemia sociale di nome usura che, come il Covid, uccide e non ti fa respirare»
CASSANO JONIO - Una rete di legalità contro racket e usura. Una pandemia sociale di nome usura, per dirla con il Vescovo Francesco Savino, che, come il Covid, uccide e non ti fa respirare.
Un cordone ombelicale che unisce Calabria e Lucania, due regioni confinanti, consorelle, che hanno deciso di unire le proprie forze, per difendere a spada tratta, senza se e senza ma, le vittime dagli usurai, la gente onesta e perbene, dal malaffare.
Sono queste le prime dichiarazioni presenti nel comunicato stampa della Diocesi di Cassano Jonio riguardo la conferenza stampa, moderata dalla giornalista Mariapaola Vergallito, su “Economie di Libertà, una rete di legalità contro l’usura e il racket che coinvolge due regioni”, dove è intervenuto il Vescovo di Cassano Jonio, Francesco Savino.
«Noi ci siamo oggi, c'eravamo ieri, e ci saremo domani – ha affermato il Vescovo -. C'è un numero telefonico disponibile per ogni evenienza. State certi di una cosa, non sarete mai soli»
«Solo facendo un gioco di squadra, si ha possibilità di vincere. A loro va questo nostro impegno di corresponsabilità, questo nostro camminare insieme».
«Non si va da nessuna parte con l’autoreferenzialità malata di egoite. È un progetto che mi piace, perché vive una duplice sussidiarietà, quella circolare, quella tra di noi, ed anche quella istituzionale e verticale con il supporto del Ministero dell'Interno».
«Insieme si possono raggiungere grandi risultati, che da soli sarebbe impossibile assicurare. La cultura dell'individualismo, - ha continuato monsignor Savino - sta generando il più delle volte scarti, come più volte ci ha detto Papa Francesco».
Citando Oscar Romero, a quarant'anni dalla sua morte, don Francesco ha detto ancora -, «questo progetto è nel segno della liberazione degli uomini, di tutti gli uomini oppressi e prigionieri degli strozzini. Quando si perde la libertà, si perde la possibilità di essere umani. Senza libertà non si può essere uomini e donne. Chi è "strozzato", perde la sua libertà, diventa una persona che non vive più, ed il suicidio è la tentazione più gettonata dietro l'angolo».
«La Chiesa non può più utilizzare il linguaggio del politicamente corretto, noi siamo per il politicamente scorretti. Il Vangelo non è corretto, è segno di rottura, di contraddizione, di discontinuità, ed è il nostro codice culturale, spirituale, antropologico».
«Ringrazio al fine della Grazia, quella che viene dall'Alto - ha concluso il Vescovo - non solo per essere stato coinvolto in questo progetto che definisco bello, positivo, costruttivo, ambizioso, che osa e sogna, tutte caratteristiche fondamentali oggi, perché coglie il segno della contingenza storica».
Il progetto prevede cinque presìdi di legalità, tre saranno in Calabria; a Cetraro e appunto Cassano Jonio nel cosentino, e Limbadi nel vibonese, e due in Basilicata, a Potenza e Montescaglioso nel materano.
(Fonte immagine AgenSIR)