I comuni fusi alzano il tiro e scrivono a Draghi: «Più incentivi per le municipalità che vogliono unirsi»
Tra i sottoscrittori della missiva inviata dal coordinamento nazionale dei comuni fusi c'è anche il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi
GENOVA - Se si vuole incentivare la buona pratica della fusione dei comuni è necessario che lo Stato ampli il budget economico per i nuovi comuni neonati e per quelli che avranno intenzione di avviare un processo di unificazione. Soprattutto in questo momento caratterizzato da una storica crisi economica. È questo, in sintesi, il messaggio espresso da 36 sindaci italiani aderenti a Fusione Comuni Coordinamento Nazionale al neo presidente del Consiglio dei Mistri, Mario Draghi, e ai ministri Daniele Franco (Economia), Federico D'Incà (Riforme), Mariastella Gelmini (Affari Regionali) e Renato Brunetta (Pubblica amministrazione).
Tra i sottoscrittori anche il primo cittadino di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, che insieme agli altri colleghi sindaci hanno messo sul tavolo una proposta composta da 4 punti cardine. Il primo: cancellare o aumentare sensibilmente il tetto di due milioni di euro per ogni fusione (cifra che diventa assolutamente secondaria nelle grandi fusioni, perdendo quindi la spinta incentivante). Il secondo: aumentare i contributi a sostegno della fusione, oggi al 60% dei trasferimenti statali erogati nel 2010, ai comuni interessati in maniera incisiva; il terzo: introdurre premialità per i comuni fusi nella valutazione di bandi statali ed europei. Il quarto: prevedere l'anticipo di una parte delle risorse destinate al nuovo comune, alla fase immediatamente antecedente l’operatività della fusione per finanziare le necessarie competenze tecniche e professionali afferenti al percorso, in modo che gli uffici comunali, spesso sottorganico, assicurino continuità ai servizi quotidiani garantendo le dovute prestazioni professionali ai cittadini.
«Negli ultimi anni - si legge nell'inciso della messiva - nel nostro Paese, si sono realizzate quasi 150 fusioni che hanno portato alla soppressione di circa 400 comuni e le percentuali di gradimento che abbiamo registrato nelle popolazioni interessate è decisamente alta. Lo strumento della fusione dei Comuni offre, quindi, una opportunità già ben studiata, normata e sperimentata. É in vigore - precisano - una Legge, la 56 del 2014, che norma l’istituto della fusione tra Comuni; è su questa che riteniamo si possa intervenire in tempi rapidissimi».
«Quello che proponiamo - concludono i 36 sindaci - a nostro parere, spingerà i comuni verso le fusioni, attivando vantaggi significativi, risparmi gestionali ed efficienza dei servizi, attrattività per gli investimenti sul territorio, progettualità ed iniziative di sviluppo, disponibilità adeguata di risorse e competenze».