Crati, gara per consolidamento argini aggiudicata con sette mesi di ritardo
Nessun cantiere avviato, mentre il fiume resta una minaccia per residenti e territorio. Costantino Baffa: «Aggiudicazione passo importante. Ora attendiamo avvio lavori». I lavori aggiudicata dall'impresa Sposato di Acri

CORIGLIANO-ROSSANO – Lo scorso 23 luglio – finalmente - è stata redatta la graduatoria per l’aggiudicazione dei lavori di messa in sicurezza degli argini del fiume Crati. Prima classificata l’impresa Sposato Costruzioni s.r.l. di Acri con un ribasso del 28,9216% sull’importo a base d’asta di 5,7 milioni di euro. A comunicarlo è il consigliere comunale Costantino Baffa, che esprime «soddisfazione per un passo tanto atteso quanto necessario per la sicurezza idrogeologica e la tutela di residenti, agricoltori e patrimonio culturale».
Ma la realtà, come sempre, è più amara delle dichiarazioni.
L’aggiudicazione di oggi arriva con almeno sette mesi di ritardo rispetto al cronoprogramma originario: il bando prevedeva l’inizio lavori per il primo maggio 2025 e l’ultimazione entro il 23 luglio 2026. Oggi, invece, siamo già al 24 luglio 2025, senza un solo escavatore a bordo fiume, senza un solo metro di argine ripristinato, senza una sola certezza per chi vive a Thurio, Ministalla, Apollinara e lungo tutta la Piana di Sibari.
Perché la burocrazia calabrese è un fiume lento e impastato, più denso del Crati stesso quando ristagna sotto il sole di luglio. Eppure tutti conoscono la verità: quando la stagione delle piogge tornerà, quelle paratie – se non si interverrà con estrema celerità - cederanno di nuovo. Cederanno come hanno ceduto nel gennaio 2016, inghiottendo il Parco Archeologico di Sibari in un lago di fango e umiliazione nazionale; come hanno ceduto nel 2018 e nel 2019, quando il Crati si prese case, animali, stalle, campi, vite intere.
«Con questa aggiudicazione – dichiara oggi Baffa – si compie un passaggio determinante. Ora pretendiamo l’avvio immediato dei lavori. Non possiamo permettere ulteriori ritardi su un’opera che riguarda la sicurezza dei nostri concittadini e la tutela della storia millenaria di questo territorio. Il Crati non aspetta e noi non possiamo più permetterci di aspettare».
Parole sacrosante. Ma i cittadini sanno che le parole, senza cantieri, sono carta bagnata. E i fatti, al momento, raccontano di un iter partito nel gennaio scorso con la pubblicazione del bando e arrivato oggi, solo alla graduatoria. Tempi tecnici, dicono in Regione. Tempi che si sommano a decenni di inerzia, omissioni e scarsa pianificazione idraulica.
I residenti guardano quegli argini come si guarda un vecchio muro scrostato pronto a franarti addosso. Incrociando le dita, sperano che il Crati non decida di presentare il conto quest’anno. Ma il fiume ha pazienza. Sa aspettare, come sempre. E sa anche riprendersi tutto quello che l’uomo, arrogante e distratto, crede di avergli sottratto per sempre.
Quando crollerà di nuovo – perché crollerà – nessuno potrà dire “non sapevamo”