La testimonianza shock: «Il Crati? Una furia. In pochi minuti ha creato uno squarcio nell'argine di 50 metri» - VIDEO
Il racconto di un agricoltore che ieri pomeriggio si trovava nel suo terreno quando, ad un tratto, ha visto il fiume rompere l'argine e inondare le terre di contrada Foggia
CORIGLIANO-ROSSANO - «Una furia!» Cose mai viste (o quasi) nelle aree di Lattughelle, Foggia, Thurio, Sibari e Ministalla: contrade, centri abitati che sorgono sulle sponde del Crati. Con il grande fiume che solca e taglia a metà la Calabria Citra ci vivono, anzi, ci convivono da sempre.
Un corso d'acqua irrequieto che è miele e fiele per le terre che gli stanno attorno. Avvinghiato come un serpente attorno alle sue decine di insenature che lo accompagnano nell'ultimo tratto, fino al mare, quando è in piena si dimena come un toro imbizzarrito.
E questo anche per colpa della mano dell'uomo che negli anni si è appropriata indisturbata degli spazi del fiume realizzando al suo interno agrumeti e coltivazioni d'ogni tipo. Se a tutto ciò si aggiunge, poi, la mancanza di manutenzione degli argini e il sorgere continuo di discariche abusive è normale che ne venga fuori un mix esplosivo che a cadenza periodica provoca scene come quella che abbiamo raccontato ieri.
«Una scena apocalittica - racconta un agricoltore che ha la sua terra a ridosso del fiume - quella che abbiamo visto ieri. Pioveva, e meno male che pioveva - aggiunge guardando il cielo - e negli agrumeti c'erano pochissime persone a lavoro. Altrimenti sarebbe stata una strage. Ero lì, a poche decine di metri dal punto in cui il fiume ha spaccato l'argine. Ad un tratto abbiamo visto prima l'acqua uscire a pressione molto forte dal terreno e pochi secondi dopo uno squarcio sulla sponda destra. L'acqua ha iniziato ad entrare con tutta la sua violenza e ad inondare i terreni».
La paura, la rabbia, l'impotenza dell'uomo dinanzi alla natura è disarmante.«Siamo scappati via - continua nel suo racconto il malcapitato agricoltore - non potevamo fare altro. Anche perché in pochissimi minuti quello squarcio di pochi metri nell'argine è divetato una voragine di oltre 50 metri». Una forza sovranaturale impossibile da frenare (il video è eloquente).
Ci ha pensato subito la Protezione civile a mettere una "pezza" attraverso un'opera di somma urgenza che ha ricostruito l'argine con una massicciata. Interventi tampone, sicuramente non risolutivi. Perché rinforzare un tratto d'argine significa indebolirne gli altri. Anche perché l'acqua scava, l'acqua non si ferma.
Chissà se ora, all'indomani dell'ennesima tragedia di vite umane scampata, chi di competenza si svegli dal suo torpore e metta mano ad un'azione di manutenzione degna di questo nome. A conti fatti ci sarebbero fermi 8 milioni di euro che nessuno riesce a sbloccare per effettuare i lavori di ripristino degli argini del Crati.