Clementine acquistate a prezzi da fame e rivendute come se fossero d'oro. Ecco il guadagno della grande distribuzione al Nord
Una foto che sta facendo il giro di facebook testimonia quanto l'oro della Sibaritide sia sottomesso alle logiche della grande distribuzione organizzata
CORIGLIANO-ROSSANO - Scene di ordinaria follia da strapotere della grande distribuzione organizzata arrivano da un supermercato del Nord, dove un kg di clementine di Corigliano viene venduto a 3.90 euro. Non ci sarebbe nulla di scandaloso se non fosse che alla base della filiera il prodotto viene ceduto a 10-20 centesimi. Insomma la grande distribuzione, che ormai è diventato un gigante mitologico tanto fagocitante da fare invidia all’Idra di Ercole, fa sempre di più la voce da padrone.
Se dall’Europa si agevola, e non poco, la concorrenza sleale da parte di paesi comunitari (la Spagna) ed extracomunitari (la Tunisia), dallo Stato le risposte non sono sufficienti a sostenere un comparto che sta soffrendo da ormai troppo tempo il complesso di Davide contro Golia.
«L’elevata frammentazione delle aziende agricole è uno dei limiti principali del settore agrumicolo italiano. Non è certo una novità. Ma è ormai giunto il momento di fare di più se il comparto vuole avere un futuro sereno».
Queste le parole di Piermichele La Sala, professore associato in Economia e Politica agraria dell’Università di Foggia, che rappresenterebbero una verità assoluta sulla mancanza di legami e di cooperazioni tra i piccoli produttori, che a Corigliano-Rossano e nella Sibaritide, rappresentano una fetta importante e maggioritaria.
«L’importanza dell’aggregazione, sia per organizzare una offerta standardizzata (“controllando quantità e qualità”) – ricorda ancora La Sala - e migliorare la competitività, sia per poter sfruttare a pieno le opportunità offerte dalla politica europea ma anche nazionale e regionale». Un dettagliato articolo di Italiafruit sottolinea come i migliori agrumi al Sud vengono esportati, i calabresi – ad esempio – sono costretti a portare a tavola agrumi che arrivano chissà da dove
«Oggi la sopravvivenza dell’agricoltura del Sud Italia passa per il mercato a km zero: passa per una lotta serrata alla globalizzazione e alla Grande distribuzione organizzata: passa per i mercati contadini, per i negozi artigianali, per i Comuni che debbono attivarsi per incrementare la cosiddetta agricoltura periurbana».
Dunque, come ricorda ancora Italiafruit, la vera scommessa, per il Sud Italia e quindi per Sibaritide «non è l’esportazione con le folli regole della globalizzazione organizzata: perché in agricoltura, con la globalizzazione dell’economia imperniata sui bassi costi di produzione, le ‘schifezze’ soppiantano i prodotti di qualità! (olio extra vergine di oliva insegna!). Il Sud deve riappropriarsi della propria agricoltura e delle proprie produzioni. I prodotti agricoli del Sud debbono essere consumati nel Sud».