DI MARTINA CARUSO «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via». Questo è l’ormai destino al quale sono costrette le piccole comunità di provincia: portano in grembo nuove generazioni e, poi, le vedono andar via. La fatica di vivere in un piccolo comune, attualmente, non può passare inosservata, soprattutto dai giovani che dovrebbero rappresentarne il futuro, forse non proprio all’altezza dei loro sogni; decidendo, perciò di sfogarsi e lasciare i segni sulle mura della città: «Nojo volevan volevon… volevù savuar… noi volevamo sapere: ma un altro
Jonio è possibile?.
Mai più dimenticati!». Quest’urlo assordante, arriva anche i vicoli di un paesino situato nella provincia di Cosenza, Alessandria del carretto che gode di soli 442 abitanti. Di quest’urlo, i giovani alessandrini ne hanno fatto un punto di forza, dimostrando di conservare fortissima la
propria identità e le proprie tradizioni, nonostante il mondo globalizzato, tende sempre di più ad allontanarle. Così com’è successo per altre usanze, un’altra delle più antiche tradizioni calabresi, della quale Alessandria del carretto ne è portavoce, si stava lentamente perdendo:
la sfilata delle maschere di Carnevale. Domenica 9 febbraio, su iniziativa dei
giovani, in quella piccola comunità, le maschere di
u puhiciniell’ biell, u puhiciniell’ brutt’ e l’Ursë, sono tornate ad animare i vicoli del paese in un rito unico, accogliendo migliaia di persone, nel quale i veri protagonisti non sono i soliti carri allegorici, ma tutta la popolazione, adornando, così, di suoni, di sapori e di colori, una delle pagine più belle del folklore popolare.