Modifica della Legge regionale n. 9/96 (norme di tutela e gestione della fauna selvatica e dell’esercizio venatorio). Ieri, a Zumpano, il convegno sulla promosso da Federcaccia Cosenza, Regione Calabria, Confagricoltura Cosenza, C.I.A. Calabria Nord e Coldiretti Cosenza. Ad aprire i lavori Francesco Antonio Greco, Presidente provinciale FIDC, seguito dai saluti dei Commissari degli Ambiti Territoriali di Caccia del territorio cosentino, Fausto D’Elia (ATC CS1), Tullio Capalbo (ATC CS2) e Marcello Canonaco (ATC CS3). Sono intervenuti: Franco Aceto, Presidente provinciale Federazione Coldiretti di Cosenza; Luca Pignataro, Presidente provinciale C.I.A. Calabria Nord; Paola Granata, Presidente provinciale Confagricoltura Cosenza e l’On. Le Mauro D’ Acri, Consigliere regionale Delegato all’Agricoltura. «I problemi che incombono sull'attività venatoria sono, prima di tutto, di gestione e come tali vanno affrontati in una ottica diversa da quella fino ad oggi applicata – ha affermato il Presidente Granata – non senza tener conto di come il territorio sia un bene prezioso, in quanto risorsa limitata e non rinnovabile, su cui convergono un complesso di istanze e di interessi.
OCCORRE RIVITALIZZARE IN TERMINI POSITIVI IL RUOLO DEGLI AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA
Per questo, la gestione delle specie faunistiche diverse, e in particolare degli ungulati, rappresenta oggi un problema tutt’altro che trascurabile, specie per quanto attiene al profilo della loro presenza in aree vocate alle produzioni di pregio. Occorre quindi rivitalizzare in termini positivi il ruolo degli ATC, avviando una gestione del territorio a fini faunistici, volta ad attuare miglioramenti ambientali che coinvolgano gli agricoltori nelle attività (quali realizzazione di colture a perdere, realizzazione di colture foraggere, posticipazione delle operazioni colturali, ecc.) – ha continuato Paola Granata –. Come Confagricoltura, già da tempo abbiamo posto il problema alla Regione e alle Istituzioni competenti attraverso proposte per il calendario venatorio regionale (apertura anticipata e chiusura posticipata per la caccia agli ungulati e nocivi in generale) per la rotazione delle squadre autorizzate alla caccia al cinghiale, per il censimento ed l’eradicazione della specie nelle aree vocate alle coltivazioni di pregio. Ciò in quanto siamo convinti che solo attraverso un confronto serio e scevro da interessi di parte fra le varie componenti (istituzioni, agricoltori, cacciatori, ambientalisti) si possa realmente avviare una proficua e fattiva gestione della fauna selvatica, che preservi il nostro patrimonio ambientale ed agricolo di qualità».