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Beata gioventù

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Lo noto sempre di più, probabilmente sarà un problema mio (lo ammetto subito), il Grand Canyon che divide i giovani del mondo da tutti gli altri. Sinceramente inizio a pensare che l'ingranaggio che permette alla Terra di muoversi, stia lì, proprio nella gioventù. 

Non parlo di numeri, attenzione, altrimenti potrei essere scambiato per uno che divide il modo in stereotipi e poi sceglie per chi tifare. Non voglio assolutamente che questo articolo sia una puntata di "Ciao Darwin". Non ci sono schieramenti Giovani vs Vecchi. Credo però che la gioventù sia un valore. Uno di quelli belli. Importanti. Su cui si costruisce il cambiamento. 

Ripeto lasciamo stare i numeri, ho visto settantenni essere ventenni e viceversa. Credo sia più una questione di attitudine. Un modo di stare al mondo, di comportarsi, di atteggiarsi, di reagire alle cose che succedono. 

Prendiamo l'Italia di Lavia, di Capitan Giannelli e tutti gli altri ragazzi. 
Questa è la squadra della beata giovetù, ma non perchè l'età media è 24 anni. Questa squadra è giovane perchè vive lo sport, o il momento della performance, come i ragazzi vivono nel mondo: dando importanza al proprio modo di sentirsi, senza pensare al giudizio degli altri; o ancora, reagiscono agli errori con i sorrisi, anzichè far emergere quella voglia di far innervosire gli altri per arrivare a vincere. Perchè poi alla fine è sempre così: puoi vincere per te stesso, per superarti, per migliorare i tuoi limiti, oppure puoi cercare di far perdere gli avversari, innervosendo, sfidando, ringhiando. 

Nella beata gioventù dell'Italia del Volley, c'è una generazione di giovani del mondo che sceglie di pensare al proprio orto, coltivatori di benessere, tranquillità e poi agonismo sano. Nell'Italia del Volley quello che emerge è il talento che vive in pace con la proprio ambizione, che esiste (ed è tanto presente!) ma con la quale si può convivere con serenità.

Credo che Federer, il Re Bianco, si sia sentito giovane fino a ieri, giorno dell'annuncio del suo addio al tennis. Credo si sentirà giovane anche il giorno dopo che avrà conservato la racchetta, quando penserà a quale nuova sfida affrontare. Credo che si sentirà giovane e anche impaurito, ma con serenità e sacrificio lo rivedremo con eleganza e dignità in nuovi ruoli che ora non voglio sforzarmi di immaginare, perchè per ora, me lo voglio ancora godere con la racchetta, tra una volèe e rovescio passante. 

Perchè alla fine, il Re Bianco, è uno di quelli che ad ottanta anni starà al mondo sempre da giovane talentuoso, distinto per la classe e ricordato per il tennis che ha reinventato, per quello che ha giocato, per il tennis che ha pensato. Se per Foster Wallace Federer è un'esperienza religiosa, per me Federer è un'esperienza sociale, perchè gioca un tennis elegante e cerebrale, come dovrebbe essere la miglior democrazia.

 

Andrea Costantino Levote
Autore: Andrea Costantino Levote

Andrea Costantino Levote nasce come giornalista sportivo. Frequenta il corso di Reporting alla Scuola Holden, ma si imbuca anche alle lezioni di Cinema e di digital marketing. Vince il Premio Phoebe di Scuola Holden con il teaser Democracia. Racconta i ritratti dei giornalisti sportivi che lo hanno ispirato nel podcast "I Cantastorie", all'interno del programma Eutropia su Spotify. Diventa CEO di Jugaad Produzioni e con il cortometraggio FAME vince diversi premi internazionali, oltre a una menzione speciale al festival Ermanno Olmi. Oggi è CEO e founder di DIEZ- CREATIVE AGENCY, agenzia di comunicazione con la quale racconta il talento, occupandosi del digital marketing di start-up e di imprese.