Il peso e la leggerezza delle parole
Verba Volant è la nuova rubrica di Andrea Costantino Levote, nella quale il giovane storyteller rossanese, parte dal racconto di una parola per raccontare un piccolo pezzo di mondo o per far esplodere un atomo di tempo
Io lavoro con le parole. Lo faccio da sempre: da quando cucivo storie di eroi fanciulleschi per mia sorella, passando per l’architettura della forza in un discorso politico, fino ad arrivare a questo momento, in cui scrivo, per lavoro e per passione, articoli di giornale, libri, sceneggiature di film e serie tv, piani di marketing e pubblicità per le aziende. Sono circondato da parole.
Ho sempre creduto nella loro forza. Nella capacità di un narratore di usare con sapienza le parole antiche, di inventarne di nuove o semplicemente di cambiare il punto di vista di storie già raccontate. Credo che lo storytelling di cui tanto si parla sia proprio questo: la custodia di una sapienza artigianale dell’arte di costruire storie incastrando parole conosciute e sconosciute.
Ci sono parole che ci accompagnano nella nostra vita come fardelli di ricordi passati; parole che ci indirizzano verso il futuro; parole che ci fanno compagnia nelle giornate di monotonia dipinte di un grigio furore spento. Parole che volano leggere nell’indifferenza, altre che dimentichiamo inseguendo la vita che non abbiamo avuto la possibilità di vivere. Parole di cui ricordiamo l’odore, parole mai incontrate.
Verba volant è un mosaico di parole, che spero possano raffigurare il tempo in cui viviamo. Il mio maestro di giornalismo Ezio Mauro, mi direbbe di non confondere la letteratura con la realtà, di non giocare su piani di mistificazione, di inseguire la realtà e forse non sarebbe d’accordo su questa rubrica. Eppure io credo che la forza del giornalismo sia miscelare la narrazione con il pensiero critico, rispettando la realtà.
Per non andar troppo lungo, passo a raccontarvi le due parole che in questo momento mi ricordano la leggerezza e il peso delle parole stesse: agilità e depressione.
L’agilità non è semplicemente una questione fisica, da vivere come la capacità di un corpo di muoversi velocemente. L’agilità è il moto di un’idea, la capacità di spostarsi velocemente tra i cassetti della memoria, quelli della cultura, quelli dell’esperienza e uscirne velocemente con un intreccio di fili che abbia in sé un ordine. Agilità è la parola della gioventù, della freschezza, di chi non resta incastrato nei propri pensieri.
Prendete i ragazzi con lo smartphone, con il multitasking incorporato, con gli occhi speranzosi. Sono agili.
Sono agili nella capacità di adattarsi al mondo. Molto più agili della generazione che li ha preceduti. Non hanno bisogno di classificazioni, di parole usate come contenitori, non hanno bisogno di separare. Sono leggeri, che non significa superficiali.
E poi c’è la depressione.
La parola più pesante e presente del nostro tempo. Secondo me è l’esatto contrario di agilità. Non sono un medico ed è complicato affrontare la questione. Ma credo che la pesantezza di questa parola vada letta come un macigno sul cuore. Un credito con la vita non riscosso, non accettato, non superato. Forse il fotogramma della vita più fermo, dove il senso di inadeguatezza prende il sopravvento sull’avventura.
Tra queste parole non credo che ci sia una notizia.
Mi perdonerete per questo e lo farà anche Ezio Mauro, credo ci sia un tempo. Il nostro. Quello che viviamo e non sempre riusciamo a raccontare. Agilità e depressione sono le due parole di noi ragazzi nel limbo della vita in cui non siamo ancora ciò che vorremmo essere, ma non siamo nemmeno quello che ricordiamo di essere stati.
Verba volant è la rubrica in cui vorrei parlare del mondo che vivo e che vedo, un posto in cui ritrovarsi per pensare anche solo per un secondo a quello che scegliamo di dire o di non dire; alle persone che abbiamo di fianco, che pensiamo di conoscere e alla fine non conosciamo più. Un angolo di giornale in cui sentirsi rappresentati. Un posto dove parlare, insieme, di cosa pensiamo sia importante.
Perché le parole possono planare sulle cose del mondo, illuminando le ombre del cuore.