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Trivelle? Et voilà! Via ai buchi in 3, 2, 1...

2 minuti di lettura
Lo avevamo scritto che, continuando a tapparci le orecchie e a cucirci le bocche sulla questione “trivelle”, prima o poi ci saremmo imbattuti nell’ennesimo sopruso. Un po’ in sordina, qualcuno dirà “alla chetichella”, il Governo ha varato un decreto legge che, di fatto, dà il via libera a “bucare” la pancia del nostro mare, bypassando il potere decisionale delle Regioni. In due articoli, infatti, appare chiaro il fatto che le Regioni debbano applicare il decreto “Sblocca Italia” entro dicembre di quest’anno, altrimenti la patata bollente delle odiose trivellazioni passerà direttamente ai poteri centrali. Insomma, carta libera alle grandi multinazionali che avranno il diritto di impiantare decine di giganti di ferro ed estrarre tonnellate di “oro nero” per qualche moneta in più. Per un fabbisogno energetico di un paio di mesi, il gioco varrebbe davvero la candela? Un gran bel regalo, in fin dei conti, alle già straricche compagnie petrolifere che, come se ne avessero bisogno, incasseranno fior fior di quattrini non curandosi dei gravi danni ambientali che soffriranno i nostri bei litorali. Come si può chiaramente vedere nella mappa che abbiamo volutamente scelto e pubblicato sulla prima pagina del nostro giornale, a calpestare quasi fuori controllo terra e acque della nostra area saranno diverse aziende, tra le più note del panorama energetico nazionale e mondiale. Una macchia gialla, quella sulla mappa, che, teniamo le dita incrociate, si spera non si trasformi in una mortale macchia nera. Insomma, un mare senza colore come uno specchio senza riflesso. E chi se ne importa se i tanti pesci che fanno bello il nostro mare muoiano con le gole affogate dal petrolio; se la posidonia, che ancora possiamo trovare sulle nostre battige, rischi di scomparire lasciando le nostre coste preda dell’erosione selvaggia; se i turisti smettano di venire nelle nostre terre, ne avranno quasi il diritto, per non vedere quei “nuovi mostri” che con tentacoli di ferro e protesi d’acciaio violano acque e fondali. Certo, in molti potrebbero dire che l’equazione “trivelle sta a lavoro come occupazione sta a sviluppo” funziona, ma i dati parlano chiaro: di nuove assunzioni, di grande forza lavoro e di segnali di miglioramento delle condizioni sociali neanche l’ombra. Il mare sì, invece, che rappresenta una delle risorse economiche più importanti, a maggior ragione nel nostro territorio dove, per quanto è vasto, è forse quella ricchezza senza la quale non si può crescere. Ma allora perché abbiamo costretto i pescatori del “caviale del sud” a ritirare reti e remi in barca, con l’accusa di impoverire la fauna marittima, mentre lasceremo campo libero alle indiscriminate, seppur calcolate, perforazioni che ridurranno a un colabrodo tutto lo specchio di mare compreso nel golfo di Taranto? Cerchiamo di fermare, se ancora fosse possibile, la forsennata corsa all’“oro” nei nostri mari. Dal canto nostro, lo faremo informando e sensibilizzando i nostri lettori così che la nostra regione non si riduca come la Lucania. Vogliamo davvero ritrovarci anche noi ad affondare il cucchiaio in un barattolo di miele al petrolio? m.f. s.t.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.