di LENIN MONTESANTO È il trasporto pubblico locale il vero buco nero delle risorse pubbliche di questa regione. Una voragine superiore perfino a quella della sanità. Soprattutto perché di questo buco non si parla e non c’è quasi traccia. Non ne parlano i cittadini, pur subendo ogni giorno la violazione del diritto alla mobilità. Non ne parlano le istituzioni locali. E non ne parla la politica.
A gettare un sasso nello stagno del mistero sono stati i comuni di Cosenza e di Rende, inaugurando la circolare veloce, affidata all’Amaco (partecipata): finalmente una linea urbana continua tra le due città, di fatto ancor più unite da questo servizio. Ed ecco le fusioni dal basso! Ma contro l’iniziativa delle due amministrazioni si è scatenato il Consorzio Autolinee, soggetto privato che da anni detiene in concessione numerosi collegamenti da e per l’Unical, solo in affidamento e mai – ed è qui che s’è scoperchiato il vaso – attraverso una gara. È la prima volta che due sindaci di grandi città mettono il dito in questa piaga, aprendo un dibattito regionale che coinvolge anche e soprattutto la Sibaritide. Perché è proprio sulle nostre aziende private di trasporto pubblico locale su gomma, quelle che collegano o dovrebbero collegare assiduamente i nostri territori, che si riversa buona parte dell’ingente somma di un’erogazione pubblica senza fondo.
Solo qualche numero: 300 milioni di euro (per gestori di servizi su gomma e ferrovieri), deliberati dalla Giunta Regionale nel 2013 (piano di ristrutturazione del debito) e oltre 208 milioni di euro di fondi Fas deliberati qualche settimana prima delle regionali del 23 novembre 2014. Si tratta di somme astronomiche che se non dovessero corrispondere ad un servizio locale di mobilità ultra efficiente, dovrebbero quanto meno garantire una mobilità normale. E, purtroppo, la realtà racconta tutta un’altra storia.
Stiamo alla Sibaritide: collegamenti ferroviari quasi inesistenti da una parte e, dall’altra, scarsissimi e disordinati collegamenti su gomma che non garantiscono nessuna libertà di movimento rispetto alla domanda attuale dei circa 200 mila residenti, senza contare i flussi turistici. Per non parlare del danno più grave ai residenti rimasti (ancora per poco) nei centri montani, isolati e abbandonati a sé stessi. Un quadro desolante, da Medioevo, vissuto con estremo disagio quotidiano da chiunque abbia necessità di spostarsi per qualsiasi motivo. Eppure, commentando le ultime due
tranche milionarie elargite alle aziende, l’ex assessore regionale ai trasporti Fedele motivava l’investimento come risposta alle esigenze di mobilità dei calabresi. E annunciava addirittura un incremento dei servizi su gomma nell’area urbana Corigliano-Rossano, anche in considerazione degli spostamenti generati dalla soppressione di alcuni tribunali. Sic! Affermazioni da capogiro, tanto quanto quel fiume di denaro pubblico. Pagato sì, ma per cosa? I calabresi, soprattutto i residenti di quest’importante area della provincia di Cosenza, non si sono mai accorti dei benefici annunciati. Anzi, semmai è saltata qualche altra linea e qualche treno in più. Con l’aumento esponenziale del disagio per i pendolari e l’incremento spropositato del costo dei biglietti, per treni e autobus! Ma dove sono andate a finire, in questi anni, le centinaia e centinaia di milioni di euro del trasporto pubblico locale? C’è mai stata una corrispondenza tra queste erogazioni e i servizi effettivamente svolti? C’è qualcosa o qualcuno che controlla se e quanti bus viaggiano sulle nostre strade? Ma soprattutto perché la Regione Calabria non fa le gare per affidare questi servizi nel mercato, così come impone l’Unione Europea? Per il momento restiamo tutti a piedi!
di LENIN MONTESANTO e LUCA LATELLA AUTISTI. Il trasporto pubblico locale su gomma, è vero, è cadenzato dai suoi tempi, legati alle scuole, ai pendolari in genere. Ma perché non ottimizzarli e massimizzare le risorse a disposizione, magari offrendo un servizio più ampio e migliore? Un esempio. Il pullman che transita dai comuni della valle del Trionto ed arriva a Rossano in orario scolastico, per 4-5 ore attende gli studenti per poi riportarli a casa. Intanto, per ingannare il tempo, gli autisti si dedicano ai piaceri della gola, banchettando allegramente, o all’ozio. Perché, allora, visto che siamo in crisi, non sfruttare meglio queste risorse umane, di tempo e quindi economiche?
TRENI. Dieci treni, andata e ritorno. Questa è l’offerta di Trenitalia per muoversi fra Corigliano e Rossano, città in odore di fusione. Qualche corsa di primo mattino, le altre spalmate nel pomeriggio fino a giungere alle 21.50. Costo? Un viaggio in littorina è autorizzato con 1,80 euro. Paradossale, l’unico Intercity Reggio-Taranto (e viceversa) che transita dalle due città per quelli che, in teoria hanno fretta: biglietto a 8 euro per 3 minuti in più (10 totali) rispetto ai 7 impiegati dal regionale. No, non è uno scherzo. Anche questo è il TPL alle nostre latitudini.
SPRECHI ANTICIPATI. In pochi sanno come si pagano le società di autolinee del trasporto locale. Non come funziona nel mercato, a servizio svolto. Ma anticipatamente. Ogni tre mesi, le aziende che hanno un contratto con la Regione Calabria presentano il conto, anticipato. In esso indicano le linee che saranno svolte ed il totale dei chilometri che saranno effettuati. Non ci sono controlli. Nessuno verifica se quanto dichiarato corrisponde al vero. Nessuno sa quante sono le corse annunciate e quelle effettivamente fruite dall’utenza. Una cosa è certa: ogni 3 mesi la Regione paga. 300 milioni di euro nel 2013. Oltre 17 milioni di acconti sono stati elargiti nei soli ultimi 2 mesi del 2014 per il 1° trimestre 2015. Eppure i cittadini stanno a piedi.
PIANO TRASPORTI? BOH! Sia a livello regionale che locale, non v’è traccia di un piano che sia aggiornato. I bacini di traffico sono creati sulla base delle scelte aziendali. La Regione ha abdicato da sempre al suo ruolo di programmatore, delegando le società consortili (le stesse beneficiarie dei 300 milioni di euro l’anno) che nulla hanno fatto in questa direzione. E così, a cascata, accade in tutti i comuni. Idem a Rossano. Il Comune potrebbe mettere a gara 490 mila chilometri di trasporto urbano, per rispondere alla domanda attuale di mobilità che non è, ovviamente, quella di 30 anni fa. Per rendere più efficiente il servizio. Ma non lo fa. Perché?
NAVETTE FANTASMA. L’ultimo capitolo della saga del TPL calabrese è stato quello delle navette fantasma dalla Sibaritide per gli aeroporti di Crotone e Lamezia. Nessuno ne ha saputo nulla. Quelle che hanno viaggiato, erano vuote. A chi sono servite e per cosa? Ma soprattutto come sono state pensate e realizzate? Su quest’ultima trovata misteriosa della Regione Calabria, sulla quale c’è puzza di grande spreco di risorse, pende addirittura un’interrogazione parlamentare dei senatori Buemi e Bonfrisco al Ministro dei Trasporti. «Per sapere – scrivono – se è al corrente di queste ulteriori concessioni di trasporto su gomma affidate ancora una volta al di fuori di ogni logica di mercato e senza una puntuale e necessaria analisi e valutazione dell’effettiva domanda».
TPL, CALABRIA FUORI DALL’EUROPA. La riforma del TPL in Italia parte nel 1997: l’obiettivo era e rimane passare dal sistema delle concessioni ministeriali alle gare. La normativa è stata più volte ritoccata da provvedimenti contraddittori ed attuata dalle varie leggi regionali in maniera disomogenea. Con un susseguirsi di proroghe del periodo transitorio. In Calabria, in questa materia, sembra che il tempo si sia fermato o trascorso invano. E dalla riforma ad oggi, la situazione è addirittura peggiorata. Fino a diventare schizofrenica. Assecondando le continue proroghe invocate dalle società ex concessionarie, la Regione (che s’è vista bocciare una sua legge in materia anche dalla Corte Costituzionale) ha continuato a glissare ed a rinviare le gare, a scapito di servizi di trasporto di qualità, adeguati alle necessità di mobilità. Violando sistematicamente le normative europee sulla concorrenza, la Regione ha rinviato ulteriormente le gare, senza specificare la data di scadenza degli attuali contratti di servizio pubblico stipulati con le società consortili, invero scadenti al 31 dicembre 2015. Come andrà a finire la telenovela dello spreco? La politica tace!
CONCORRENZA SLEALE. A rendere più complesso, intricato e misterioso il buco nero del TPL in Calabria, è la possibile commistione di bilanci, formalmente riconducibili a società diverse ma di fatto gemelle o collegate tra loro: l’una esercente servizi di trasporto pubblico infra-regionale, quindi finanziati con risorse di tutti; l’altra esercente linee interregionali, concorrendo, si fa per dire, sul mercato. Ad esempio, autobus e personale usati potrebbero essere gli stessi. Così come le risorse economiche potrebbero essere promiscue, dal pubblico al privato (difficile viceversa!). Esistono dei controlli? Ed esistono delle verifiche rispetto alle tante segnalazioni pubbliche degli utenti di fermate di linee interregionali inesistenti o abusive?
CONTRATTI E CHILOMETRI, TOP SECRET. Se anche una minima percentuale delle corse dichiarate per ottenere gli acconti trimestrali non dovesse essere effettivamente svolta dalle società di autolinee, ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio buco milionario, se confrontato alle ultime erogazioni di denaro. Sarà forse per questo che non ci sono siti Internet che mettono a disposizione pubblicamente numeri, dati, chilometri e contratti stipulati dalla Regione Calabria con queste società? Il guaio è che neppure nei comuni interessati ne sanno nulla. Vige il mistero totale. Eppure sono soldi nostri. Ma nessuno si lamenta.