Saracena, l'antico Convento dei Cappuccini torna alla comunità: firmato l'atto di donazione
Atto notarile sottoscritto a Rende alla presenza dei Frati Cappuccini. Russo: «Un patrimonio che rinasce e torna al popolo». Si apre ora la sfida della rigenerazione della Valle del Garga
SARACENA – Una giornata che entrerà nella storia civile e culturale di Saracena. Il Convento dei Cappuccini torna ufficialmente patrimonio della comunità dopo la sottoscrizione, avvenuta nello Studio notarile Gisonna di Rende, dell’atto di donazione da parte dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Cosenza, rappresentati da Padre Bruno Macrì. Un passaggio atteso da decenni e che oggi assume il valore di un riscatto collettivo.
Alla firma erano presenti anche il sindaco Renzo Russo, una delegazione amministrativa e il consigliere Donato Sabatella, indicato dallo stesso Primo cittadino come uno dei principali artefici del percorso che ha reso possibile questo traguardo.
«Il Convento non appartiene più solo alla memoria: torna nelle mani dei cittadini» ha commentato Russo, sottolineando come la scelta dei Frati rappresenti un gesto di fiducia che va ben oltre la formalità giuridica. Dentro quel complesso – ha ricordato – vive un patrimonio di silenzi antichi, volti, radici e racconti che hanno attraversato generazioni.
La donazione segna però solo l’inizio di una nuova fase: ora bisogna rigenerare. L’Amministrazione guarda alla Valle del Garga come a un sistema di paesaggi, spiritualità e natura che può diventare motore di un progetto culturale e turistico di lungo respiro. Restituire vita al Convento significherà inserirlo in una visione complessiva, capace di valorizzare la storia del luogo senza snaturarla.
«Custodire il passato per costruire il futuro non è uno slogan, ma un impegno» ha aggiunto il sindaco. «Questo convento ci ricorda chi siamo e ci indica chi possiamo diventare. È un dono, ma anche una responsabilità».
Oggi, dunque, Saracena riabbraccia un simbolo identitario. Domani inizierà il lavoro – complesso ma possibile – per trasformare quel simbolo in un bene vivo, condiviso, partecipato. Un pezzo di patrimonio che torna al popolo e che chiama il popolo stesso a farsene custode.