Insiti, il luogo baricentrico dove si decide il futuro della città
Il rendering diffuso da Atelier(s) Femia ha riacceso l’attenzione su un’area strategica che, per legge regionale, dovrebbe ospitare la cittadella degli uffici. Oggi esiste solo un’idea progettuale — non finanziata — promossa dall’Amministrazione Stasi. Ma Insiti è molto di più: è il punto dove si intrecciano geografia, politica e identità della città unica
CORIGLIANO-ROSSANO - Per capire il peso di ciò che sta accadendo attorno a Insiti bisogna partire dall’inizio. Non dall’ultimo rendering apparso online, né dal bando nazionale per la rigenerazione delle aree dismesse, e neppure dal dibattito politico che si è acceso negli ultimi giorni. Bisogna partire da ciò che Insiti rappresenta nella storia amministrativa di Corigliano-Rossano: il luogo che, per legge regionale - la n.2/2018 la Legge Graziano -, avrebbe dovuto diventare il punto zero della città unica, il suo baricentro fisico e simbolico, la sede della futura cittadella degli uffici comunali. Una promessa rimasta sospesa per sette anni, mentre l’area restava sostanzialmente ferma, segnata da incertezze, contenziosi e da una funzione mai pienamente definita.
Insiti è un’area di pianura, al centro geometrico dei due ex comuni, attraversata da grandi infrastrutture e da trame agricole che storicamente hanno plasmato il paesaggio del diaframma interurbano che divide i centri di Corigliano e Rossano. Qui, da un lato, sta sorgendo il nuovo Ospedale della Sibaritide; dall’altro, si trova l’ex impianto sportivo comunale dismesso (e finito nella famosa vicenda giudiziaria per l'usucapione), oggi oggetto della proposta di trasformazione.
Intorno, un mosaico di fondi agricoli, strade interpoderali, canali irrigui e assi viari che collegano i poli urbani: Corigliano Scalo, Rossano Stazione, Schiavonea e l’area costiera. Un punto di nodo, dunque, sia geografico che infrastrutturale.
Negli ultimi mesi l’Amministrazione comunale – con una scelta politica netta – ha deciso di rimettere mano al destino di questa porzione di città, avviando un processo di pianificazione che parte da un presupposto semplice: dare finalmente una forma a Insiti. L’impulso è del sindaco Flavio Stasi e dell’assessore all’Assetto urbano Tatiana Novello, che hanno scelto di affidare l’idea progettuale a un nome di prestigio dell’architettura italiana, Atelier(s) Alfonso Femia, per definire una visione complessiva dell’area e presentarla ai canali di finanziamento disponibili.
Ed è qui che entra in scena il tema decisivo di questa inchiesta: il progetto oggi esiste solo come idea di progetto. Non è finanziato. Non è esecutivo. Non è approvato in via definitiva.
È un’ipotesi di trasformazione, un masterplan in forma di proposta, utile a partecipare ai bandi nazionali e regionali e, soprattutto, a delineare una direzione. Tutto il lavoro che stiamo analizzeremo nelle puntate della nostra inchiesta nasce da questa condizione: la lettura di un documento di visione, del cosiddetto masterplane che non è un’opera certa. Almeno fino a quando non verrà finanziato e realizzato-
All’interno dei materiali elaborati dal team di Femia emerge un disegno urbano che tenta di ricomporre la frammentazione dell’area e di connettere infrastrutture, agricoltura, parco e funzioni pubbliche. Le pagine iniziali del piano di sviluppo spiegano come il territorio intorno a Insiti sia caratterizzato da “trame agricole”, “fasce ambientali” e “vuoti urbani” che necessitano di una regia complessiva per diventare un sistema coerente.
L’idea su cui si innesta la proposta è che un parco urbano contemporaneo possa diventare il primo tassello per riorganizzare questo reticolo e avviare un processo più ampio di riconnessione.
In questa prima fase, il progetto Femia si concentra sui circa 40mila metri quadrati dell’area comunale dove oggi sorge l’ex impianto sportivo. È qui che si sviluppa il cosiddetto “Parco dello Sport”, nucleo del Lotto 1 del masterplan, con funzioni sportive, culturali e sperimentali, in collaborazione con l’Università della Calabria. Ma ciò che conta sottolineare, in questa puntata introduttiva, è che il masterplan complessivo, secondo le tavole tecniche presentate, riguarda un perimetro molto più ampio: 247mila metri quadrati suddivisi in quattro lotti. È una visione estesa, che va ben oltre il rendering circolato sui social.
Tutto questo, però, resta condizionato da un punto fondamentale: non c’è alcun finanziamento certo che garantisca la realizzazione del progetto nella sua interezza. I 14 milioni richiesti al bando nazionale coprono solo la prima parte del Lotto 1, cioè l’impianto sportivo e le funzioni connesse. Il resto potrà esistere solo se arriveranno ulteriori risorse, pubbliche o private. Per questo parlare oggi di Insiti significa parlare di possibilità, non di certezze; di scenari, non di cantieri in partenza.
E proprio perché siamo in questa fase embrionale, è il momento giusto per raccontare, capire e sviscerare ciò che il masterplan propone. L’obiettivo dell’inchiesta che apriamo oggi è questo: spiegare in modo semplice e comprensibile cosa c’è nei documenti progettuali, quali funzioni sono previste, quali sono gli assi strategici, quali ambiti restano aperti alla programmazione politica e, soprattutto, come potrebbe trasformarsi un’area che da anni rappresenta una promessa mancata.