Anche da Castrovillari si leva il grido: «L’Enel dispone, il Sindacato si Oppone»
La protesta dei lavoratori contro «i ritmi massacranti imposti da Enel-distribuzione. I lavoratori meritano rispetto per garantire la qualità del servizio. Basta con politiche che distruggono la vita di chi lavora».

ROMA – È stato un grido collettivo, forte e chiaro, quello che ha attraversato le calde strade della Capitale lo scorso 20 giugno, quando migliaia di lavoratori di Enel-distribuzione hanno incrociato le braccia e manifestato al fianco dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. Lo slogan che ha accompagnato la mobilitazione – “L’Enel dispone, il Sindacato si Oppone” – sintetizza bene il clima di esasperazione che si respira tra gli operatori del settore elettrico, esasperazione che ha spinto le sigle sindacali a dichiarare lo sciopero nazionale.
A guidare la protesta, i segretari nazionali delle federazioni di categoria: Ilvo Sorrentino (Filctem Cgil), Amedeo Testa (Flaei Cisl) e Marco Pantò (Uiltec Uil), i quali hanno sottolineato come la scelta di scioperare sia stata “obbligata” e non più rinviabile. «Ci ritroviamo in piazza – hanno dichiarato – contro i ritmi massacranti imposti da Enel-distribuzione. I lavoratori meritano rispetto per garantire la qualità del servizio. Basta con politiche che distruggono la vita di chi lavora».
Dietro questa mobilitazione non c’è solo una richiesta salariale, ma una denuncia più ampia contro un’organizzazione del lavoro che non determina qualità del lavoro ma che è controproducente. Turni estenuanti, carichi di lavoro eccessivi, pressione costante: «elementi che – secondo i sindacati – minano non solo la salute psicofisica dei lavoratori ma compromettono in maniera significativa la stessa qualità del servizio offerto ai cittadini. Non si può pretendere efficienza spremendo all’osso il personale – ribadiscono i rappresentanti sindacali – perché questi turni non aumentano la produttività, la soffocano. E rendono solo più tossico un diritto fondamentale quale è il lavoro».
Un grido, quello dei lavoratori, che trova eco anche nella nostra Carta costituzionale. Il diritto di sciopero, sancito dall’articolo 40 della Costituzione, è stato definito dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 145 del 1990 come «un diritto individuale ad esercizio collettivo», a testimoniare quanto sia centrale nella nostra democrazia la possibilità di protestare contro condizioni di lavoro inique. Questo diritto non può essere in alcun modo compresso, soprattutto da pratiche equivoche e informazioni non corrispondenti alla realtà, che rischiano di minare la legittimità della protesta e di gettare discredito su chi, con dignità, rivendica condizioni di lavoro più giuste.
Strumentalizzare o distorcere le motivazioni e i numeri dello sciopero significa colpire alla radice uno dei pilastri della convivenza democratica e del dialogo sociale. Il settore elettrico è strategico per l’economia nazionale e, proprio per questo, non può essere gestito con logiche aziendali che mettono al centro la quantità e non la qualità. È quanto chiedono i lavoratori: un cambio di rotta, un dialogo vero, e una nuova visione che metta le persone prima dei profitti.
La manifestazione del 20 giugno, densa di significato e partecipazione, si chiude con una richiesta chiara e urgente: «Enel-distribuzione deve tornare a essere un'azienda che cammina con i suoi lavoratori, non contro di essi. Perché la transizione energetica e la sostenibilità passano anche – e soprattutto – dalla dignità di chi ogni giorno garantisce energia al Paese».