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Animo semplice e un’unica fede nella tradizione: se ne va uno dei custodi dell’identità rossanese

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CORIGLIANO-ROSSANO – Una delle figure che il popolo rossanese non potrà e non dovrà mai dimenticare è senza dubbio quella di Giuseppe Scigliano. Il suo nome probabilmente dice poco o nulla, ma il suo volto è quello che per le ultime generazioni ha incarnato e raffigurato uno dei momenti più solenni e importanti della tradizione popolare e religiosa, quello dei riti del Venerdì Santo. Giuseppe da ieri non c’è più. Aveva 54 anni, tutti e interamente vissuti in religioso trasporto. Si è spento improvvisamente nella sua casa nel cuore del centro storico, a due passi dalla Cattedrale e da quei luoghi santi, mistici, carichi di mistero che caratterizzano la Settimana Santa rossanese. Triste il suo destino, solitario, che contrasta con quel mondo di sorrisi e quella indomita gentilezza che sfoggiava in ogni momento della sua vita sociale. Un’espressione gioviale che diventava improvvisamente austera, pregna di passione e sentimento, quando Giuseppe indossava gli abiti confraternali della Santissima Addolorata e nel suo ruolo da cerimoniere accompagnava la croce del mattino e quell’uomo incappucciato, vestito di rosso che la porta in spalle.

Nato barbiere al salone di mastro Vittorio, in piazza Duomo, da più di una decina d’anni era entrato a far parte del corpo dei messi comunali di Rossano. La sua vera missione di vita, però, era la Chiesa. Accolto da orfano in cattedrale dall’allora arciprete Mons. Angelo Bennardis, Giuseppe fu ministrante, aiuto sagrestano, cantore e uno tra i pochi in città a conoscere alla perfezione la sequenza per creare l’armoniosa sonorità delle campane della Cattedrale: quelle che oggi suonano automaticamente ma che fino a qualche tempo fa erano privilegio per pochi. Ma la sua vera casa era la chiesetta dell’Addolorata, lì dove c’era tutto il mistero e il senso della sua vita.

Giuseppe Scigliano, si può dire che vivesse la sua esistenza tutta in funzione della Settimana Santa e del Venerdì Santo in particolare. Ogni giorno dell’anno era scandito da quel momento solenne che lui viveva con unico trasporto e misticismo. Spesso lo incontravi per strada mentre andava a lavoro o la domenica all’uscita dalla messa e con quella sua voce baritonale riproduceva il suono dei tromboni che intonavano le marce della processione dei Misteri. Sempre, in qualsiasi momento dell’anno. Era un uomo forte e robusto, un colosso dal cuore tenerissimo, perché nonostante vivesse in umiltà, era sempre pronto a fare la sua parte a sostengo di chi stava peggio.

Sorriso, riverenza e carità sembravano fossero le regole della sua vita.

Un uomo semplice che ogni buon rossanese almeno per una volta ha incrociato nella sua vita.

Io ti conoscevo, Giuseppe. Tu sei stato tra quelle figure che mi ha trasmesso l’amore per le tradizioni, l’orgoglio dell’appartenenza, il sentimento profondo e indissolubile di rossanesità che si respira ancora oggi e nonostante tutto nei vicoli e nelle piazze del centro storico. Tutti ti dovevamo qualcosa, sicuramente un grazie, per quello che hai fatto inconsapevolmente per alimentare fede, passione e attaccamento viscerale all’identità del nostro popolo. Eppure tu, caro Giuseppe, te ne sei andato via nella solitudine, come un invisibile, quando invisibile in realtà non eri. Solitario per scelta ma non solo. E questo mi rammarica tantissimo, perché forse potevamo aiutarti e non lo abbiamo saputo fare, presi – come siamo – dal nostro egoismo quotidiano. Addio Giuseppe e grazie, davvero, di tutto!

I funerali di Giuseppe Scigliano si terranno stasera (26 luglio), alle ore 20, nella Cattedrale dell'Achiropita a Rossano, in una cerimonia, curata dall'agenzia Uva, che vedrà anche il rito del commiato da parte dei Confratelli dell'Addolorata guidati dal priore Umberto Corrado

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.