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Dalla militanza al governo, il golden moment di Fratelli d'Italia che nella Sibaritide riparte dalla fusione di Co-Ro

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CORIGLIANO-ROSSANO - È un momento particolare per la Calabria e per la nostra città. Entrambe vivono appese al filo della speranza (uno sport molto praticato ma che, attenzione, non fa bene alla salute), strappando alla politica qualche promessa che la alimenti.

Fratelli d’Italia, primo partito dell’attuale governo, rappresenta anche nel nostro territorio l’unica realtà partitica che gode ancora di una certa militanza politica, che si riunisce e manda avanti la sua linea e i suoi programmi.

Di questi ed altri temi ne abbiamo parlato con l’onorevole Giovanni Dima, Dirigente attivo di Fratelli d’Italia, ospite questa sera all’Eco in Diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.

«Si questo è un momento particolare – afferma Dima - anche per via della recente vittoria della Premier Giorgia Meloni. Ora siamo nella fase della piena assunzione di responsabilità e del cosiddetto momento dimostrativo, in cui dobbiamo dare prova del fatto che possiamo costruire e lavorare per il bene del paese».

Un partito vivo, quindi, confermano i suoi componenti, che gode della spinta propulsiva del governo centrale e che gioca invece un ruolo d’opposizione nel contesto cittadino di Corigliano-Rossano.

«Noi – prosegue - lavoriamo e cerchiamo di dare il nostro contributo al dibattito pubblico come forza d’opposizione. Lo facciamo cercando di vivere quella dimensione partecipativa e di vicinanza ai problemi della gente che è propria della politica, cercando così di dare voce alle istanze dei cittadini. Di recente, ad esempio, siamo intervenuti, tramite un comunicato stampa, sulla questione dei locali dell’ex Tribunale. È un tema complesso, che va attenzionato, ma bisogna essere cauti. A volte l’entusiasmo non basta, l’esperienza mi ha insegnato che la passione e la volontà non sono sufficienti. Confido nell’operato dell’onorevole Rapani. Sicuramente c’è spazio per questa battaglia».

E sul tema più divisivo degli ultimi tempi: «La fusione è un processo a lunga scadenza e in questa stessa cornice va inquadrato. La cautela è un atteggiamento che, anche qui, garantisce una visione più ampia. È impensabile che questi pochi anni possano rappresentare il banco di prova definitivo del processo. Chi ha esperienza deve cadenzare in maniera più graduale gli obiettivi del percorso che intraprende. La democrazia, poi, è bella perché c’è partecipazione e questi cittadini hanno il diritto di manifestare la volontà di difendere le due municipalità distinte, il problema però è il merito. Anziché capire quali inadempienze dell’amministrazione hanno causato questo stato di cose si sono convinti che il problema è la fusione».

Il problema è che il Cra (Comitato per il Ritorno all’Autonomia) tende a giustificare tali inadempienze fino ad utilizzarle come prova: Corigliano e Rossano sono due realtà che rigettano la fusione e che sono, per conformazione ed indole, inadeguate ad un processo di questo tipo.

«È un’opportunità che non riusciamo a cogliere. Dei competitori esterni al nostro territorio vedono questa realtà come una realtà fortissima, una minaccia. Mi giungono notizie da Cosenza di una piena attività parlamentare, regionale e nazionale tesa a produrre una legge di fusione tra i comuni di Rende Castrolibero e Cosenza che, comprensibilmente, non vedono di buon occhio il fatto che Corigliano-Rossano sia più grande del capoluogo di provincia. Competizione legittima che ci fa comprendere una cosa importante: gli altri corrono ai ripari e lavorano per potenziarsi, perché ci vedono come una minaccia, mentre noi ci svuotiamo e ci auto-depotenziamo. Qualcuno dirà che lì ci sono condizioni urbanistiche e socio-culturali differenti. Forse Corigliano e Rossano soffrono la distanza che le separa. È sicuramente una difficoltà in più da sottovalutare, 5 nuclei urbani spalmati sul territorio cittadino non sono pochi».

C’è da dire che sul tema della fusione nemmeno il centro destra risulta granitico: «No, in realtà su questo tema il centro-destra non ha dubbi. Il valore della fusione è indiscusso e con esso le potenzialità della città unica. È normale, facendo opposizione tante cose devono esser dette! Ad esempio, è evidente che non c’è responsabilità se, inaugurando una stagione costituente, non si coinvolge la città nella sua interezza e il Consiglio comunale nella sua interezza. Non si tratta solo di un mero fatto amministrativo, bisogna affrontare le tematiche culturali e sociali perché è su queste che si gioca la partita».

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.