Fabrizio Maiello, da ex detenuto a protagonista di un progetto dal profondo messaggio sociale
Una storia toccante raccontata in un evento che si è tenuto presso la Casa Circondariale di Co-Ro, in cui il ricordo di Adriana Caruso ha reso ancora più emozionante la testimonianza dell'ex carcerato
CORIGLIANO-ROSSANO – Quando è possibile farcela. Questa frase sembra fatta apposta per indicare lo sforzo di volontà che tanti attori compiono all’interno delle carceri per far salvo sia idealmente che praticamente, uno dei principi che rendono garantista e sotto certi aspetti evergreen la nostra Carta Costituzionale, quello che sancisce il fine rieducativo della pena.
Succede spesso grazie all’impegno di dirigenti, amministratori, agenti di ogni ordine e grado e detenuti nelle case circondariali distribuite lungo il territorio nazionale. Non da poco la laurea magistrale conseguita da un recluso nella Casa di Reclusione di Corigliano-Rossano pochi mesi fa, la laurea magistrale con il Polo universitario penitenziario Unical.
Impossibile non ricordare allora Adriana Caruso, che tanto ha fatto all’interno della struttura sita in Co-Ro per dare ai reclusi nuove opportunità e una nuova visione del futuro. Questo è uno dei motivi per cui grande emozione ha suscitato il record di palleggi che Fabrizio Maiello, ex detenuto, ha dedicato alla compianta dottoressa Caruso, di recente scomparsa ma fautrice dell’apertura del Polo universitario penitenziario nel carcere di Co-Ro e pedagogista instancabile come ricordato dalla professoressa Franca Garreffa e dai suoi amati studenti detenuti, che nel segno di questa straordinaria cittadina rossanese continueranno il loro impegno di rinascita e ravvedimento.
Il momento toccante è avvenuto il 18 luglio presso la Casa di Reclusione di Rossano dove si è svolta l’iniziativa “Morte, rinascita e resurrezione di un campione”, dove lo stesso Maiello ha ricordato la sua storia e oggi ha conquistato una seconda opportunità, una dignità lavorativa ed è testimonial del progetto “Un pallone per la legalità”, un modo per aiutare i giovani a non essere “segnati” dalla delinquenza.
All’evento sono intervenuti Luca Guardabascio (autore e regista, fautore del Movimento Cinema99), Franca Garreffa (docente UniCal), Nicola Nastasi (regista teatrale), Maria Valente (tutor Pup UniCal).
La manifestazione ha visto la partecipazione della Direttrice della Casa di Reclusione Maria Luisa Mendicino, della funzionaria giuridico pedagogica Simona Gitto, del cappellano don Piero Frizzarin, degli agenti di polizia penitenziaria e un gruppo di studenti universitari e volontari.
Luca Guardabascio, Fabrizio Maiello, Franca Garreffa hanno presentato un progetto di Cinema sociale99 che racconta la vita di Fabrizio Maiello, campione di palleggi, uno dei pochi ad avercela fatta a interiorizzare quella pedagogia trasformativa delle persone grazie a una adesione volontaria a percorsi trattamentali di reintegrazione sociale, ma soprattutto grazie a persone che lo hanno guidato, volontari ma particolarmente lo staff penitenziario, tra cui Valeria Calevro, già Direttore dell’ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia dove Maiello è stato internato per ben 14 anni.