«Ricordare quel 23 maggio 1992 è per noi un dovere»
Lo afferma Giovanni Papasso, sindaco di Cassano, a trent'anni dalla strage di Capaci, ribadendo l'importanza della cultura dell'antimafia da diffondere fra giovani e Istituzioni
CASSANO JONIO - «Ricorre oggi, 23 maggio, il 30° anniversario della strage di Capaci, ove persero la vita, per mano della mafia, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Un crimine efferato che segnerà per sempre la storia d’Italia! Il coraggio ed il sacrificio di Giovanni Falcone sono serviti, infatti, non solo a dare un colpo decisivo alla criminalità organizzata ma a sradicare dalla coscienza collettiva ogni atteggiamento di tolleranza del fenomeno mafioso, facendo insorgere nella società, fra i giovani e nelle Istituzioni i valori dell’antimafia e del disprezzo dei soprusi e del predominio di quelle forze negative che, da sempre, si sono rivelate un ostacolo alla libertà, allo sviluppo ed alla crescita civile ed economica delle regioni del Sud, ove forte è radicato lo strapotere criminale».
Lo dichiara il sindaco di Cassano Jonio, Gianni Papasso attraverso un comunicato stampa.
«Ricordare quel 23 maggio 1992 è per noi un dovere che, tuttavia, non si può esaurire in una pura e semplice esercitazione retorica. Ricordare Giovanni Falcone – afferma Papasso -per noi significa riappropriarsi dei suoi insegnamenti e delle sue esperienze di vita, facendole divenire patrimonio del proprio essere, praticandole quotidianamente e decidendo di stare sempre e ad ogni costo dalla parte della legalità e dell’onestà».
«Onorare degnamente la memoria di Giovanni Falcone, e di quanti hanno perso la vita nella lotta alla mafia, per la nostra Amministrazione è stato ed è un impegno imprescindibile. Fin dall’inizio – dichiara il sindaco di Cassano - in stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine, abbiamo posto in essere atteggiamenti ed azioni mirate a garantire la difesa, ad ogni costo, della legalità e la lotta contro questo cancro che impedisce alle nostre popolazioni di crescere e progredire nella tranquillità dell’ordine pubblico».
«Parafrasando il grande Presidente Pertini, secondo il quale “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”, ci sforziamo – conclude Papasso -nella nostra quotidianità amministrativa, di essere da esempio soprattutto per i giovani, nostra speranza per il futuro, affinché sviluppino una coscienza civile che li porti a rifuggire da ogni fenomeno deviante, preparandosi ad essere artefici di un domani che ci auguriamo possa essere più libero, più giusto e più progredito».