Maggio in Calabria significa "pitta o pan 'cu maj": la tradizione dei fiori di sambuco
Il nome deriva da maggio, mese in cui i fiori di sambuco sono all'apice della loro fioritura. Un "rituale" che serve a ricordare quanta passione le nostre antenate mettevano nella preparazione di piatti semplici e prelibati
CORIGLIANO-ROSSANO - Maggio è il mese del "pan ‘e maj", cioè del pane di maggio. Ma non un pane tradizionale, ma un pane con i fiori del sambuco che in questo periodo raggiunge l'apice della fioritura. La preparazione ancora oggi richiede un rituale che coinvolge tutta la famiglia. Il giorno prima si va in cerca della pianta in zone lontane dal centro abitato, incontaminate, per raccogliere i fiori più bianchi e più belli. Raccolti i fiori, questi vengono lavati, spezzettati in piccoli ramoscelli e lasciati asciugare per tutta la notte. L'indomani mattina si prepara l'impasto per il pane.
Ripetere oggi questo rituale significa non soltanto preparare qualcosa di buono e di genuino da mangiare, ma ricordare e difendere le nostre radici e le nostre tradizioni. Significa ricordare quanta passione e quanta fantasia le nostre antenate mettevano nella preparazione di quei piatti che servivano per sfamare la propria famiglia, piatti semplici ottenuti con i prodotti che avevano a disposizione e che loro sapevano amalgamare alla perfezione.
Mai un sapore prevale sugli altri! Il pane con i fiori del sambuco vanta origini molto remote. U “pan ‘e maj” è una preparazione della quale non si conosce la provenienza. Si sa che i fiori di sambuco hanno un utilizzo in cucina che è millenario e non appartiene solo alla cultura calabrese, ma anche a quella di altre regioni e addirittura di altri paesi esteri.
Ultimamente, il trend modaiolo vuole l’utilizzo dei fiori edibili nei piatti per dargli quel tocco un po’ gourmet e insolito. Ma diciamoci la verità: nessuno ha inventato nulla di nuovo. Lo sanno le nostre nonne e prima di loro lo sapevano le loro nonne! Probabilmente l’uso dei fiori di sambuco è retaggio di invasioni e di contaminazioni gastronomiche avvenute nei secoli. O forse le massaie calabresi hanno influito nelle cucine austriache e francesi? Chissà!
Fatto sta che questo pane con i fiori di sambuco, così particolare e gustoso, è ancora di uso frequente soprattutto nelle zone del vibonese e nelle serre calabresi, anche sullo Ionio è abbastanza conosciuto. Perciò esso non è diffusissimo, ma ha una lunga storia e una tradizione antica laddove viene preparato e la ricetta tramandata. Si tratta di una lavorazione complessa perché si basa sulla raccolta dei fiori di sambuco. Essa avviene in primavera e in estate (da qui il nome ‘e maj cioè “di maggio”) e richiede tempo e pazienza; successivamente c’è la loro conservazione perché i fiori devono essere edibili tutto l’anno.
(Ricetta e foto a cura di Mirella Pagliaro - blog ) clicca qui