Elogio alla vera "mamma calabrese", davvero unica nel suo genere
Una figura fondamentale del sistema familiare calabrese, esagerata in tutto: affetto, attenzioni, sempre presente e ai fornelli, cucina per un reggimento
CORIGLIANO-ROSSANO – In quasi tutti i Paesi nel mondo, la “mamma” si festeggia nel mese maggio, perché la primavera è nel pieno del suo rigoglio e inoltre, lì dove c’è una tradizione cristiano-cattolica forte, questo mese è quello dedicato alla Madonna, icona simbolo della maternità.
La grazia, la femminilità, la maternità vengono festeggiate quest’anno in Italia l’8 maggio, ma l’origine di questa celebrazione risale all’epoca fascista, quando nel 1933 nel quadro delle politiche sulla famiglia, promosse la “Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo”.
In realtà la mamma, soprattutto quella calabrese, sempre presente, a tratti “ingombrante”, famosa per l’attaccamento viscerale nei confronti dei figli, dovrebbe sempre essere festeggiata e la tradizione della nostra terra ci viene incontro, a testimonianza del ruolo materno che, nelle famiglie è vitale: “Cu ti dici ca ti voli beni cchiù i to’ Mamma o ti tradisci o ti ‘nganna”, tradotto, “Chi ti dice che ti vuole bene più di tua Madre, o ti tradisce o ti inganna”.
A volte, anche se accusate di invadenza da nuore e/o generi, le mamme calabresi non resistono a stare lontane dai figli, che vedono e trattano, sempre e comunque, come fanciulli bisognosi di cure e attenzioni. Soprattutto nelle domeniche e nei giorni di festa dove, fanno da protagoniste, le tavolate di famiglia bandite fino all’eccesso, da cibi messi a cuocere sin dall’alba. E se per caso non si mangia tutto, è un’offesa o meglio, mangiare cibo in Calabria, non è mai abbastanza.
Per cui, nel bene e nel male, il calore costante è fuori misura della tipica mamma calabrese, può essere così celebrata: “‘A casa esti sempri fridda quandu manca ‘a Mamma” ovvero, “La casa è sempre fredda quando manca la Mamma”, come non essere d’accordo!