8 ore fa:Al via la quarta edizione del Festival della Legalità: contro ogni forma di violenza e discriminazione
9 ore fa:Vaccarizzo Albanese: intitolato a Renzo Milanese il Centro Aggregazione del progetto SAI
9 ore fa:Da metà Maggio Trebisacce avrà il suo mammografo operativo 
10 ore fa:Arrampicata, inaugurati a Frascineto i settori a "Timpa Crivo"
5 ore fa:Its, la Terza Commissione approva il piano triennale. Straface: «Passo in avanti per il futuro dei giovani»
8 ore fa:A Marilena Cavallo il Premio Troccoli Magna Graecia
7 ore fa:I Giganti di Cozzo del Pesco in stato di abbandono: la denuncia dei ragazzi di Rossano Purpurea
6 ore fa:Anche il Parco del Pollino sarà protagonista del "Calabria Wine Design Festival"
7 ore fa:Tarsia tra i luoghi nati grazie alle opere di bonifica, Ameruso: «Oggi costruiamo una destinazione»
9 ore fa:L'Oratorio San Girolamo di Castrovillari torna alla comunità

E' tempo di ciliege: a Roseto Capo Spulico quelle più belle (e buone) d'Italia

1 minuti di lettura

ROSETO CAPO SPULICO – Già se ne vedono in quantità sulle carrettine dei venditori ambulanti, rosse e sfavillanti, parliamo delle ciliegie, uno dei frutti più succosi e venduti durante la stagione estiva.

Sembrerebbe un frutto lontano dal nostro territorio e invece scopriamo che proprio le ciliegie prodotte a Roseto Capo Spulico, nell’alto Jonio cosentino, sono le più belle d’Italia, vincitrici del Concorso Nazionale 'La ciliegia più bella d'Italia', dove il frutto prodotto a Roseto Capo Spulico è in assoluto il più prestigioso del nostro Paese.

Questa ciliegia resta dal 2016 primadonna incontrastata nel mondo della sua specie. La varietà prodotta è quella cosiddetta “Ferrovia”, che nell’immaginario collettivo, è di provenienza esclusivamente pugliese. In effetti la sua origine lo è, ma la sua diffusione anche nella nostra regione, ha fatto sì che quella calabrese sia la più bella e anche più buona di tutte.

Sembra una leggenda ma tutto ha origine negli anni trenta, quando alla periferia di Sammichele, in provincia di Bari, un casellante dello snodo ferroviario, Giorgio Rocco, da un nocciolo di questo frutto ricava una prelibatezza. Il ferroviere era un appassionato agricoltore, curò questa piccola piantina di ciliegio negli anni. Durante il grande freddo dell’inverno del 1933-1934 però, l’alberello sembrava spacciato, ma con grande sorpresa di Rocco, in primavera il piccolo ciliegio sembrò rinvigorito, così anche l’anno successivo e nel 1935 arrivarono i primi frutti, più grandi del normale, succosi e dolci, dal peduncolo più duro e resistente degli altri.

Da qui il nome ferrovia attribuito a questa varietà che in terra calabra ha trovato la sua massima espressione nel gusto e nella bellezza.

 

Francesca Sapia
Autore: Francesca Sapia

Ha due lauree: una in Scienze politiche e relazioni internazionali, l'altra in Intelligence e analisi del rischio. Una persona poliedrica e dall'animo artistico. Ha curato le rassegne di arti e cultura per diversi Comuni e ancora oggi è promotrice di tanti eventi di arti visive