I rituali pasquali in Calabria: le Addoloratine, fanciulle con l'abito votivo della Madonna
A Cassano una delle Via Crucis più suggestive, dove il suono stridente della troccola e il passaggio dei flagellanti evoca antiche tradizioni della nostra terra
CORIGLIANO-ROSSANO – Come in tutte le antiche religioni, anche quella cattolica conserva i suoi rituali che in Italia sono molto sentiti. In Calabria soprattutto, terra radicata alle tradizioni, anche attraverso i riti sacri e svela la sua identità appassionata ma a volte nascosta ai più.
Restiamo affascinati da questa cultura che, in modo discreto sopravvive alla modernità. Si potrebbe definire come il tempo dell’espiazione, quello che riguarda il periodo della Passione di Cristo dove ancora è viva la flagellazione.
Nel nostro territorio a Cassano Jonio tale usanza è ancora viva ed inizia con il suono della tromba che apre la processione che dura quasi dieci ore, delle Vare o Misteri, carri con sopra gruppi statuari molto imponenti, realizzati in legno, cartapesta e gesso, durante la quale le statue vengono portate per le strade della città.
Precisando che vara è la forma dialettale della parola bara e dovrebbe secondo la liturgia, quindi rappresentare il contenitore delle reliquie del santo patrono, nelle usanze popolari del sud rappresenta invece la struttura atta a portare il simulacro del santo.
Premesso ciò, durante tutta la processione si vedono i Flagellanti vestiti di bianco, incappucciati e si percuotono le spalle con delle fruste di ferro durante tutta la durata della processione. Ma non meno significative sono le Addoloratine, sconosciute ai più, non addentrati negli usi peculiari di ogni paese praticati durante queste ricorrenze. Si vedono per le strade della città di Cassano queste bambine che indossano l’abito della Vergine Addolorata, la cui statua del 1600, molto suggestiva, viene portata in processione, accompagnata da struggenti canti dei devoti.
I suoni di troccola, bùccína e tamburi, usati al posto delle campane come simbolo luttuoso, incutono timore, sofferenza e annunciano a fine processione, l’ingresso nella Cattedrale dei flagellanti, seguiti dalla statua dell’Addolorata portata a spalla sin davanti al pulpito dal quale il sacerdote le mette tra le braccia un Crocifisso. I fedeli intoneranno litanie per tutto il tempo.
Forse più famoso, così come molto simile questo, il rito dei Vattienti rappresentato tra venerdì e sabato santo soprattutto nel catanzarese, dove a Nocera si tiene sicuramente quello più complesso e spettacolare. La preparazione, che avviene nello scantinato della casa del vattiente, davanti a un grande pentolone che contiene una mistura bollente di acqua e rosmarino, già segna un momento di forte partecipazione e trepidazione. Infatti il fedele in questo frangente indossa i pantaloni neri tirati sulle natiche, sistema sul capo una corona di spine, immerge le mani nell'infuso di rosmarino e riscalda i polpacci delle gambe e delle cosce per far affiorare più rapidamente sangue nei capillari.
Il vattiente è pronto e comincia a percuotersi la 'rosa', un disco di sughero del diametro di 9-10 centimetri, a mò di spazzola, battendosi dall'alto verso il basso. Quando i polpacci diventano rosei comincia a percuotersi con il 'cardo', un altro disco di sughero, sul quale sono fissate 13 schegge di vetro, le 'lanze', che lacerano le gambe e le cosce. Ha inizio così la Via Crucis del penitente cha da casa, prosegue per le vie del paese, dietro la statua della Madonna.