Emozione con lode per la prima seduta di laurea magistrale al carcere di Rossano
La voce rotta dall'emozione davanti alle istituzioni religiose, politiche, scolastiche, dell'associazionismo e alla commissione accademica: un 110 e lode più che meritato
CORIGLIANO-ROSSANO – La voce rotta dall’emozione e la voglia di esprimere il proprio sapere. Quello acquisito durante questi anni di studio nell’istituto penitenziario di Rossano, in cui G.B. si trova da svariato tempo ormai. Un passato difficile, dove infrangere la legge ha significato la reclusione. Ma è proprio dentro queste mura che il laureando ha realizzato un sogno: conseguire la laurea in Scienze politiche e Relazioni internazionali.
Lo ha fatto attraverso il Pup, il Polo Universitario Penitenziario istituito grazie al Protocollo esecutivo stipulato tra l’Università della Calabria ed il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – Provveditorato regionale per la Calabria.
Davanti alle maggiori cariche istituzionali religiose, presente l’Arcivescovo Maurizio Aloise, della diocesi di Rossano- Cariati, politiche, presente l’assessore alle politiche sociali Alessia Alboresi, scolastiche con la partecipazione dei dirigenti scolastici dell’area urbana e rappresentanti dell’associazionismo con la presenza di Ranieri Filippelli, presidente del Forum terzo settore, si è svolta la seduta.
Commissione accademica d’eccellenza, formata dal Pro rettore Unical, Francesco Scarcello, Ercole Parini, direttore del dipartimento di Scienze politiche, Pietro Fantozzi, professore emerito di sociologia dei fenomeni politici, il professor De Luca e la professoressa Franca Garreffa. Tesi discussa “I poteri clemenziali del Parlamento” con riferimento alla legge indulto 291 del 2006.
Un 110 e lode che ha emozionato tutti i presenti, ancor più sentito perché G.B. proprio studiando in carcere, scopre di essere dislessico, ma non si arrende. Così come non si è arresa Adriana Caruso, maestra in pensione, con una spiccata vocazione per l’insegnamento. La notiamo perché al momento della proclamazione, si commuove come nessuno e capiamo che è l’anima di tutto questo. Dal 2010 infatti, Adriana, inizia a fare volontariato con il marito, Nicola Nastasi, fondatore di un’associazione teatrale, “Lupus in fabula”, in carcere, attraverso laboratori teatrali.
L’intreccio di passione per l’insegnamento e il teatro della coppia, spingono i detenuti, freschi di diploma a continuare gli studi, iscrivendosi all’Unical e Adriana in tutto questo, svolge un ruolo fondamentale: sarà il tutor che seguirà i neo-universitari nello studio. Lo fa così bene che gli iscritti aumentano e fonda così un’associazione, La Quercia di Mamre. Una dedizione totale la sua, alla riabilitazione dei detenuti, che lascia il segno.
Lo si evince dalle parole di auguri degli ospiti della casa di reclusione nei confronti di G.B.: «Vogliamo studiare ancora e di più, perché la delinquenza è figlia dell’ignoranza e noi non vogliamo che questo sistema faccia parte ancora della nostra vita. Chiediamo più libri in biblioteca e ringraziamo l’amministrazione carceraria per questa possibilità che ci viene data, i professori Unical e tutti i tutor volontari che ci seguono».
L’amministrazione rappresentata dal dirigente Maria Luisa Mendicino, non lascia spazi a dubbi, si compiace del risultato perché il fine rieducativo della pena oggi, è stato pienamente assolto. Il plauso dell’ispettore Ciambriello Elisabetta e degli agenti penitenziari presenti ne è una dimostrazione, se non anche una gratificazione per coloro che operano in un contesto difficile, come le carceri.
Una possibilità in più di levarsi un’etichetta da dosso, un modo per migliorare e porsi nel mondo in modo diverso. Un principio solenne della nostra datata ma sempre attuale Costituzione per cui la pena serve a riabilitare, piuttosto che marchiare a vita coloro che sbagliano.