La bellezza di Vaccarizzo attraverso i racconti del console albanese Aldo Marino
Una sorprendente passeggiata nei vicoli del borgo collinare, in preparazione dei rituali pasquali bizantini
VACCARIZZO ALBANESE – In una domenica che inizia ad avere il profumo di primavera, esplorare il nostro territorio diventa ancora più entusiasmante. Andando alla ricerca di storie nascoste o dimenticate, ci godiamo il verde paesaggio delle colline che sovrastano la costa dell’Alto Jonio, tra uliveti e campi pronti per la fioritura.
Mentre percorriamo queste strade e ci avviciniamo sempre di più alle montagne della pre-Sila, mare e montagna a pochi chilometri di distanza, questo una delle grandi prerogative del nostro territorio, facciamo sosta a Vaccarizzo Albanese.
Piccolo ma pittoresco comune con meno di duemila abitanti. Appena arrivati, tutti ci riconoscono perché, come si dice dalle nostre parti, siamo “forestieri”. Ma l’accoglienza è cordiale da parte della gente del posto in sosta alla caffetteria nel centro storico, tutti hanno un “buongiorno” da augurare. Proprio in questa cornice che incontriamo una firma prestigiosa dell’Eco dello Jonio, Aldo Marino, già sindaco di Vaccarizzo per dieci anni e console onorario albanese in Italia.
Tra una chiacchiera e l’altra il console ci porta a conoscere i luoghi di questo antico paese collinare, precisamente l’origine è datata 1490, fondato dagli albanesi che fuggivano dal giogo ottomano. Una comunità unita e dedita al lavoro, con un’economia prevalentemente agricola.
Mentre la conversazione con Aldo Marino prosegue, ci ritroviamo davanti al simbolo dell’integrazione delle popolazioni arbëreshë, quelle discendenti delle popolazioni albanesi che in varie epoche e ondate, si sono stabilite soprattutto in Italia meridionale: le due chiese di rito latino e di rito greco-bizantino, una attaccata all’altra. In fase di restauro quella dedicata alla Madonna del Rosario, da vita ad uno strano scenario visto che accanto, si erge l’entrata di Santa Maria di Costantinopoli.
Un luogo da visitare Vaccarizzo perché l’atmosfera è familiare e il centro storico completamente restaurato, abbellito dalla scultura di Cosimo Orofino, “L’albero dei frammenti”, oltre che a quella dedicata all’indimenticato Giorgio Castriota Scanderbeg.
Salutiamo l’ex sindaco di Vaccarizzo con la promessa di ritornare nel periodo pasquale, precisamente la sera di sabato santo, in cui si terrà, così ci riferiscono gli abitanti del borgo, la cerimonia del fuoco, antico rito ortodosso-bizantino, le cui celebrazioni sono state ferme per due anni a causa del covid.