Longobucco, il dirigente Arcidiacono chiede chiarimenti sulla questione tamponi
Arcidiacono chiede quindi al Commissario Prefettizio che tutta la documentazione venga trasmessa alla Corte dei Conti e che i chiarimenti vengano pubblicati sul sito ufficiale del Comune affinché tutti i cittadini possano prenderne visione
LONGOBUCCO - «Tamponi rapidi effettuati il 19 dicembre 2020 nel comune e pagati oltre 6000 euro, venga chiarito e dimostrato quanti ne sono stati effettivamente processati in occasione di quello screening. Sono stati 100, così come risulta dagli atti ufficiali pubblicati sull’albo pretorio? Oppure sarebbero 250 come sosterrebbe ancora l’ex sindaco Pirillo, nel tentativo di difendere a spada tratta qualche responsabile di servizio dell’ente»?
È quanto chiede pubblicamente al commissario prefettizio Domenico Giordano Francesco Arcidiacono, già dirigente comunale del settore ragioneria del Comune di Longobucco, sottolineando la necessità che sulla vicenda venga ristabilita la massima e obbligatoria trasparenza.
«Esiste un elenco ufficiale, regolarmente acquisito al protocollo dell’ente, sul numero dei tamponi eseguiti? Chi è il medico che ha effettuato la prestazione professionale autorizzata e pagata dall’Amministrazione Comunale? Ha firmato i referti? Ha rilasciato attestazione circa il numero dei tamponi eseguiti? E se sono stati eseguiti per davvero 150 tamponi in più rispetto a quelli previsti, chi avrebbe dato questa autorizzazione? L’ulteriore prestazione è stata preceduta da un regolare impegno di spesa»?
Sono, questi, alcuni degli interrogativi l’ex dirigente comune rilancia nella sua lettera aperta. «È noto che mancando l’impegno di spesa – aggiunge – si viene a formare un debito fuori bilancio, il cui riconoscimento è di competenza del consiglio comunale. Il responsabile dell’area Affari Generali non poteva e non doveva, in tal caso, procedere alla liquidazione senza il preventivo riconoscimento del debito».
«L’ex sindaco – continua – aveva ed ha ancora gli occhi bendati e non riesce a vedere tutti gli errori e le violazioni di legge, divenute ormai prassi, che sono stati via via perpetrati dai responsabili dei servizi da lui scelti e nominati, i quali, per onestà intellettuale, avrebbero già dovuto rassegnare le proprie dimissioni».
«Egli – scandice – continua a difendere l’indifendibile e non si accorge che così facendo si assume delle responsabilità, per errori giuridico-amministrativi, che in origine non sono a lui imputabili. Il suo errore è stato e rimane quello di non avere vagliato attentamente i curricula dei candidati, prima di passare alla nomina, utilizzando l’articolo 110, del responsabile Affari Generali. Sicuramente la candidata scartata era più titolata, con una laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato. Ammettere di avere commesso un errore è dignitoso, perseverare nel difenderlo – chiosa – non lo è».
Arcidiacono chiede quindi al Commissario Prefettizio che tutta la documentazione venga trasmessa alla Corte dei Conti e che i chiarimenti vengano pubblicati sul sito ufficiale del Comune affinché tutti i cittadini possano prenderne visione.
(Fonte foto calabria7)