Aumento dei prezzi delle materie prime, gli agricoltori e allevatori della Sibaritide: «Siamo al collasso»
Il grido di protesta: «Lo Stato deve tutelare le piccole e medie imprese. Ci stanno cancellando, mentre le associazioni di categoria sono assenti perchè impegnate nella campagna elettorale»
CORIGLIANO-ROSSANO – Aumento dei prezzi delle materie prime, concorrenza sleale all’interno della stessa Comunità Europea, cambiamenti climatici, mancanza di manodopera e uno Stato assente.
Queste le motivazioni che hanno spinto stamani gli agricoltori e allevatori della Sibaritide a far sentire la loro voce, un grido di protesta contro un intero sistema che sta mettendo in ginocchio le loro aziende. Proprio in queste ore sono tanti i mezzi agricoli che stanno occupando pacificamente il parcheggio dinanzi il centro commerciale I Portali di Corigliano-Rossano.
«Siamo al collasso – esordisce Mario Oliveto dell’omonima Azienda Agricola – i prezzi delle materie prime sono raddoppiati. Dal gasolio alle sementi, dal legno al ferro, tutto ci costa quasi il triplo rispetto al passato. Stiamo andando incontro ad una crisi tremenda».
«Oggi non vogliamo bloccare nulla, - spiega - ma se le cose non cambieranno, entro una settimana bloccheremo le strade. Lo Stato deve fare qualcosa per tutelare le piccole e medie imprese. Ci stanno cancellando, mentre le associazioni di categoria sono assenti perchè impegnate nella campagna elettorale».
Non è un caso che sia stato scelto il parcheggio di un centro commerciale: «Le spese sono tante, ormai lavorare la terra è diventato controproducente – aggiunge Francesco, dell’azienda Oliveto – ma se gli agricoltori e gli allevatori incrociano le braccia cosa ci sarà tra gli scaffali del supermercato? Se nessuno coltiva la terra, cosa arriva sulla tavola? Solo merce importata dall’estero? Temiamo che si possa arrivare a questo punto».
«È necessario sostenere le piccole e medie imprese – aggiunge Achille Maritato - coltivo 150 ettari di ortaggi senza nessun tipo di aiuto. Una situazione insostenibile».
Le loro richieste sono semplici e chiare: «Chiediamo allo Stato di fare qualcosa nell’immediato – continua Mario - Le associazioni di categoria ormai pensano solo alla politica mentre noi abbiamo rate da pagare. È necessario abbassare i costi di produzione. L’importazione di vitelli dalla Comunità Europea ci sta distruggendo. Loro possono usare prodotti qui vietati. Hanno una manodopera che costa meno e possono vendere a prezzi più vantaggiosi. Noi non riusciamo neppure a coprire le spese».