Un "mostro" vulcanico a due passi da noi: cosa succederebbe se eruttasse?
Il Marsili che costeggia la Calabria è un vulcano ancora attivo. Cosa succederebbe se eruttasse o avesse un collasso della sua struttura? Scopriamolo...
CALABRIA - Il Marsili è un vulcano sottomarino che si trova a 500 metri sotto il mare che tocca la costa tirrenica della Calabria, a metà strada fra Napoli e Palermo. Con i suoi 70 chilometri di lunghezza e 30 di larghezza è il vulcano più esteso d’Europa. È uno stratovulcano, ovvero è caratterizzato sia da eruzioni esplosive che effusive. Con il termine effusive si fa riferimento ad eruzioni piuttosto tranquille. Ma cosa succederebbe se eruttasse?
Ci siamo documentati attraverso la visione del format “geo pop” ed abbiamo conosciuto il vulcano Marsili e le possibili cause a lui associate.
La scoperta di questo vulcano è avvenuta recentemente, nel 1920 ma è stato oggetto di studio attento a partire dai primi anni 2000. Nel 2006 una campagna di esplorazione a bordo della nave “Universitas “ ha permesso di chiarire alcuni dubbi che questo vulcano si portava dietro.
Si credeva infatti che l’attività del Marsili fosse iniziata all’incirca un milione di anni fa ma attraverso questi studi si è dimostrato che le cose stanno in un modo diverso e cioè che il vulcano è nel pieno della sua attività: è un vulcano attivo.
Guido Ventura, ricercatore presso l’Istituto Nazionale di geologia e vulcanologia ha dichiarato che durante questa campagna sono state prelevate delle colonne di sedimento che al loro interno contenevano due livelli di genere vulcanica dallo spessore di 15 e 60 centimetri.
È stato possibile dunque fare una datazione col carbonio 14 e questo ha permesso di datare le età di questi livelli che sono compresi tra i 3 e i 5 mila anni. Queste datazioni potrebbero suggerirci che questo vulcano sia stato attivo fino a tempi relativamente recenti da poterlo considerare tuttora un vulcano attivo.
Ma dobbiamo preoccuparci? Assolutamente no, perché il Marsili essendo a 500 metri sotto il mare - affermano alcune ricerche dell’Istituto Nazionale di geologia e vulcanologia - se avvenisse un’eruzione, tutta l’energia sprigionata si disperderebbe nella grande colonna d’acqua alta 500 metri che al massimo, potrebbe manifestare l’eruzione con qualche bollicina sulla superficie delle acque del mare.
Dunque, abbiamo appurato che anche se è un vulcano attivo non è esplosivo e l’unico contrattempo che potrebbe causare è un cambiamento delle rotte delle navi, ma niente di più. Invece, è diverso, se il vulcano avesse un collasso della struttura, in questo caso il vulcano - come tutti gli altri vulcani - in un’esplosione potrebbe essere affetto da una frana della parte della struttura.
Il cedimento di questa frana, potrebbe generare in profondità un movimento di una massa di acqua importante che causerebbe a sua volta uno tsunami. Negli ultimi millenni, non essendoci state evidenze di crolli o di frane sottomarine, questa eventualità è piuttosto remota.
Nonostante le eruzioni vulcaniche siano poco prevedibili e dunque è difficile stabilire o prevenire eventi di questa natura, l'Ingv sta concentrando sempre di più la sua attenzione su questi aspetti costruendo modelli e cercando di valutare concretamente le probabilità del crollo e dei possibili rischi associati.
(fonte foto centrometeoitaliano)