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Lettera ai Calabresi: «La nostra atavica indifferenza si è resa complice di un sistema malato»

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CROTONE – pubblichiamo di seguito la lettera che Cristian Casella e Alessandra Costarella, studenti del Ciliberto di Crotone hanno scritto (in occasione del ricordo della morte di Falcone) ai Calabresi invitando alla resistenza contro il malaffare.

Dicono che i nomi racchiudano l’essenza delle cose, che ogni nome abbia la capacità di rievocare sensazioni di appartenenza. Oggi la Calabria e il sud sono da molti considerati una mera espressione geografica. E tutto questo lede la nostra dignità. Quella di tutti. Ecco perché va ricostruita una identità che sia indicativa di un nuovo modo di pensare. E dobbiamo farlo in fretta. Dobbiamo farlo insieme. Ecco perché ci rivolgiamo a chi è parte di questa terra.

 A noi Calabresi, non importa se veniamo da Crotone, Cosenza, Reggio Calabria, Catanzaro, Vibo o da qualunque altro borgo di questa regione dimenticata perché, ovunque saremo e per quanto saremo lontani da casa per motivi di salute o lavoro, quando in una terra si nasce a quella terra si appartiene. Per sempre. Occorre intervenire, occorre che ognuno di noi faccia la sua parte affinché il cambiamento possa avvenire…

A tutte le madri e ai padri di questa terra, sappiamo quanto sia difficile vivere a molti chilometri di distanza dalla propria casa, inseguendo quel lavoro tanto desiderato che dovrebbe essere garantito dalla nostra stessa Costituzione, per costruire un futuro migliore per le generazioni successive, per i figli dimenticati di una terra degenerata.

Occorre invertire la tendenza. Educate i vostri figli, i ragazzi della mia generazione, alla lotta. Questa terra non ha più bisogno di sudditi. Dateci la possibilità di dire no. Insegnateci il valore dell’indignazione. Portiamo la lotta fuori dalle nostre case. Cambiamo, insieme, un destino che è il nostro. Ci appartiene. Dateci una speranza futuro.

Ai commercianti, non siete stanchi di aver paura? Di dover pagare il pizzo per assicurarvi che il vostro locale non venga incendiato e distrutto? Non siete stanchi di dover finanziare uomini da nulla attraverso il vostro lavoro? Attraverso il vostro tempo? Attraverso i vostri sacrifici?Denunciamo! Denunciate! È assolutamente vero che le regole del gioco, per chi vive più a sud del sud, non sono mai le stesse ma è altrettanto vero che “l’unione fa la forza!”. Se lo stato non c’è, facciamoci noi stato imparando, insieme, a non lasciare soli chi ha opposto resistenza. Perché non c’è cosa peggiore di quell’ indifferenza che ci rende tutti complici!

Agli uomini di potere, una terra non si vende, si difende. Avete tradito la politica. Avete inseguito il consenso per tutelare solo voi stessi. A Voi che sotto tonnellate di veleni avete sepolto anche le vostre coscienze. Come si riescono a prendere alcune decisioni sapendo che la morte, a differenza della politica, non si ferma?

Ai ragazzi della nostra età, alle prossime elezioni votiamo chi pensiamo possa far meglio per il bene comune! Per la nostra terra! Smettiamola di pensare al nostro particolare, smettiamola di svendere il nostro voto per un lavoro, per false illusioni! Apriamo gli occhi! Non c’è più tempo! Basta esser complici di questo sistema per poi affermare: “tanto non cambia nulla”! Così non arriveremo da nessuna parte! Noi possiamo e dobbiamo essere il pilastro di questa nuova resistenza, di questo percorso di cambiamento non intrapreso dalle precedenti generazioni: studiamo, resistiamo, collaboriamo.

Al mondo dell’Università e della Scuola, a voi che avreste dovuto giocare un ruolo fondamentale nella società, a voi che avete, spesso, fallito, a voi che avete solo formato contenitori di cultura passiva, gente incapace di pensare criticamente. Vi preghiamo, invertite la rotta. Qualunque cambiamento è sempre, prima di tutto, un cambiamento culturale. E voi dovete esserne parte.

Ai giornalisti, a chi ha il compito di informare, non siate strumento di potere perché la verità sta sempre da una altra parte.

Agli uomini di fede, abbiamo bisogno, in terra di ‘ndrangheta, di una chiesa militante che scenda fra la gente e guardi agli ultimi rivendicando quella giustizia sociale su cui le mafie si arricchiscono.

A tutti noi che viviamo in una prigione mascherata di libertà, l’ingiustizia sociale in Calabria è divenuta disequità territoriale e la nostra vita si è fatta buia. Così in questa oscurità che ci avvolge abbiamo fatto della collusione e della corruzione le nostre divinità. E siamo diventati incapaci di vedere oltre la siepe.

La nostra atavica indifferenza si è resa complice di un sistema malato e racchiude la chiave per comprendere la ragione del male. Perché l’indifferenza ti rende parte integrante del problema. Le mafie sono, oggi, una nuova forma di totalitarismo, tanto pervasivo perché diventato pensiero dominante. In questo risiede la sua tragicità.

Per evadere da una prigione senza sbarre bisogna fare memoria, resistere e opporsi al sistema, essere un rivoluzionario ed andare controcorrente distaccandosi dagli interessi e dai bisogni imposti dalla società, per provare ad essere uno e non chiunque.

Ogni persona senza una propria identità cessa di esistere, così come l’esistenza umana senza memoria non ha valore. Uomini si è soltanto, diceva Vittorini, quando si resiste agli offensori del mondo senza chiedersi altro che il dovere di resistere. Noi lo sappiamo chi sono, in questa terra, gli offensori. Diventiamo, insieme, capaci di R-esistere.

(fonte foto famiglia cristiana)

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.