Focus sulla sanità in Calabria, tra post Covid e riforma del settore
Confronto pubblico promosso da Comunità Competente insieme a numerose associazioni del territorio. Presente anche Nicola Irto
CATANZARO - Lo scenario regionale della sanità, la tutela del diritto alla salute e lo stato dell'arte della rete dei servizi socioassistenziali, sono stati gli argomenti che hanno animato il confronto pubblico online promosso da Comunità Competente Calabria e a cui ha preso parte il candidato alla presidenza della Regione Calabria, Nicola Irto. Un'iniziativa che ha fatto registrare una larga partecipazione da parte di tanti attori del terzo settore, dell'associazionismo e del mondo delle professioni sanitarie e che ha posto sul tavolo gli argomenti di stringente attualità che stanno caratterizzando il dibattito pubblico in Calabria sul tema della Sanità.
Un serrato dibattito di oltre due ore, moderato dalla giornalista Emanuela Martino, a cui hanno preso parte anche Rubens Curia, portavoce Comunità Competente e don Giacomo Panizza, rappresentante di Comunità Competente e presidente del Comitato Progetto Sud. Ma numerosi sono stati gli spunti e le sollecitazioni lanciate da alcuni dei rappresentanti delle circa quaranta realtà associative partecipanti al confronto. Dal recupero della dimensione sociale delle politiche sanitarie, al diritto alla cura e alla salute come fondamento universale da tutelare nel quadro del dibattito sugli equilibri tra pubblico e privato. E ancora, il quadro dell'offerta sanitaria e le problematiche legate alla governance del settore.
«L'esperimento di Comunità competente – ha detto Nicola Irto nel suo intervento - rappresenta un valore aggiunto in questa regione nel dibattito sulla sanità, specie in chiave di proposta e visione. Siamo di fronte ad uno scenario molto complicato e l'istituto del commissariamento ha abbondantemente fallito, come la storia e i numeri testimoniano. Bisogna partire sin da ora con i temi centrali, come la riorganizzazione della medicina territoriale come ho ribadito anche al commissario Longo. E poi l'integrazione tra sanità e terzo settore».
«È impensabile che le Asp non abbiano un ancora un canale di dialogo con tutti gli attori del sistema socio-assistenziale. Dobbiamo in questa direzione – ha rimarcato Irto - ridisegnare i dipartimenti regionali, ma non secondo logiche di carrierismo, ma sulla base dei bisogni reali. E sul debito sanitario occorre essere responsabili e non basta dire che lo Stato deve farsi carico di tale voragine. Si può semmai avanzare la proposta di dividere il problema, dicendo ad esempio che è responsabilità dello Stato tutto il passivo maturato negli anni del commissariamento. Ma per fare ciò serve recuperare una forte e credibile capacità di confronto ai tavoli nazionali».
«E infine, - ha poi concluso Irto – occorre lavorare su un vasto piano di riassetto delle piante organiche, rilanciando le assunzioni e introducendo nativi digitali nelle strutture regionali».
Oggi occorre avere una nuova visione, ha poi rimarcato Curia «e soprattutto una riforma organizzativa ed etica della sanità in Calabria. La partecipazione è un altro tema centrale, bisogna garantire qualità e trasparenza perché due terzi del bilancio regionale è rappresentato dalla sanità. Chiediamo che tutti gli strumenti legislativi di partecipazione vengano attuati. Ma occorre muoverci anche per il presente perché tra qualche giorno la Calabria raggiungerà quota 1000 morti per Covid. Eravamo convinti di averla superata ma ci siamo sbagliati. E oggi abbiamo un'economia in ginocchi, si avverte una sensazione forte di abbandono da parte del governo nazionale e le risposte da parte di quello regionale non sono rassicuranti».
«Tanti mondi in Calabria hanno diritto di parola e non si può su questo tema fingere un dialogo che in realtà non esiste, - ha evidenziato don Panizza - specie tra sanitario e sociale. La governance deve comprendere il tema della partecipazione, dei bisogni e dei diritti. È necessario che la Regione sappia governare con le diverse espressioni del territorio, sapendo però distinguere bene chi opera davvero, ad esempio nel terzo settore, perseguendo interessi di carattere generale. In Calabria c'è una forte consapevolezza da parte dei cittadini, si riparta da qui, ponendo al centro la competenza, a cominciare da chi fa politica».