Corigliano-Rossano, criminalità organizzata, “Uniti si può”: «Non gireremo la testa dall’altra parte»
Quella del comitato è una lettera decisa, che vuole dare una risposta forte a tutti gli avvenimenti intimidatori che sono avvenuti di recente nella cittadina. Numerose firme importanti presenti nello scritto
CORIGLIANO-ROSSANO - «La sequela di atti intimidatori e incendiari danno la consapevolezza che essi sono la punta di un iceberg, del sommerso di una criminalità mafiosa, diffusa, che alligna, da tempo, nella Sibaritide e nella nostra città. Occorre dirlo con chiarezza, si tratta di ‘ndragheta, comunque si vogliano leggere i fatti».
Sono le prime frasi contenute nella lettera rivolta a tutte le istituzioni statali ed inviataci dall’ex sindaco di Corigliano-Rossano, Tonino Caracciolo, a nome del comitato “Uniti si può” e che porta la firma di vari sindaci, sindacati, partiti politici, movimenti e associazioni; la parte “onesta” della città che ha deciso di reagire assieme alla comunità ed a un impegno deciso da parte dello Stato.
Riassumendo, nella lettera sono presenti diversi punti:
- Si auspica a un «risveglio della coscienza civica», un coinvolgimento dei cittadini a cui si chiede si fare la propria parte per tutelare il bene comune della comunità e non pensare solo “a sé stessi”. Se si diffonde la malavita, non c’è salvezza per nessuno.
- A un maggiore protagonismo sociale, poiché l’azione formativa e civile può essere decisiva per la nostra città, rivolgendo il tutto alle scuole, ai partiti democratici, alle organizzazioni sindacali, alla chiesa e infine a noi giornalisti.
- A un rafforzamento dell’attività investigativa delle forze dell’ordine e al ripristino del Tribunale, la terza città della Calabria non può stare senza il presidio fondamentale della giustizia.
Il tutto, viene infine concluso con diverse soluzioni proposte alle maggiori istituzioni statali come segue:
- Di rafforzare ed elevare le forze dell’ordine di Corigliano-Rossano.
- Di avviare una seria attività investigativa, di controllo e di contrasto su cantieri di lavoro come Ospedale, Statale 106 e centrale Enel.
- Di promuovere, assieme ai 5 rappresentanti del territorio nel Parlamento, un incontro urgente con il Presidente del Consiglio e con il Ministro della Giustizia, pretendendo il ripristino del Tribunale. In caso di negazione, tutti i sindaci della Calabria Settentrionale avvieranno uno sciopero generale e si dimetteranno.
«Uniti si può non gira la testa dall’altra parte».