Biodiversità e innovazione, Corigliano-Rossano "fa scuola" nel panorama agrumicolo nazionale
Repubblica.it ha accesso i fari sull'azienda BioSmurra e sulle sue capacità, tra le altre, di diminuire la dispersione di risorse ed educare ad un uso intelligente dell’acqua
CORIGLIANO-ROSSANO – Diminuire la dispersione di risorse ed educare ad un uso intelligente dell’acqua. Trasformare gli agrumi per combattere efficacemente lo spreco alimentare. Praticare un’agricoltura sostenibile e rispettosa della terra e delle persone che vi lavorano. Rispondere alla sfida tutta pedagogica di promuovere nei consumatori una sana alimentazione. Contribuire a raccontare attraverso la cucina gourmet che riconosce al prodotto qualità ed responsabilità sociale, una Calabria migliore. Promuovere la rete.
Sono, queste, le diverse sfumature dell’impegno consolidato dell’azienda di Corigliano–Rossano Biosmurra catturate, in questi primi mesi del 2021, da diversi media nazionali ed internazionali. Sull’esperienza imprenditoriale al femminile guidata dalle sorelle Cristiana e Marina Smurra continuano a mantenersi accesi i riflettori.
Da Repubblica.it, citata nell’intervista alla chef Caterina Ceraudo, Premiata dalla guida Michelin con la Stella verde, all’intervento sulla piattaforma FiloRosso – Università Alternativa dell’Unical; passando da Italia Oggi, sulla quale si far riferimento all’Azienda come esempio virtuoso di sostenibilità dall’Università di Siena, fino al National Geographic, il format di approfondimento dedicato al pianeta, all’ambiente e alla loro salvaguardia. – È su questi diversi canali che è possibile rintracciare l’azienda che opera tra le valli del Coriglianeto e del Colagnati.
«Il biologico – ha sottolineato Cristiana Smurra interloquendo con Daniela Ielasi e Andrea De Bonis di Filorosso - è un approccio culturale, un metodo che deve rispettare la biodiversità, le risorse che madre terra ci ha donato, deve garantire giusto compenso per i lavoratori e deve consentire di muoversi nella legalità. Sono tanti i miti da sfatare. Innanzitutto che il biologico locale sia più costoso rispetto a quello che troviamo negli scaffali dei supermercati ma prodotto fuori dal Paese».
«Il succo di clementine che serviamo a colazione – ha detto Caterina Ceraudo sulle colonne di Repubblica.it - è prodotto da Cristiana Smurra dell'azienda Biosmurra, che ha trovato un metodo innovativo antispreco per gli agrumi, di cui usa anche la parte esterna. È importantissimo perché in Calabria quella di clementine in biologico è la prima produzione regionale. Se ne producono così tante, che a volte si svaluta il prodotto e alcuni a seconda dei prezzi preferiscono non raccogliere, lasciar marcire i frutti sulla piante. Lei li recupera ed è un'impresa win-win».
«In molti – si legge nell’articolo L’Italia non rimarrà a gola secca di National Geographic - investono in sistemi domestici o aziendali per la raccolta dell’acqua piovana. Un’azione che tanti cittadini possono fare nei loro orti - spiega Marina Smurra, produttrice di clementine e limoni di Rossano, che da anni lavora per usare la nebulizzazione per minimizzare il consumo idrico».
A portare l’azienda di agricoltura sostenibile calabrese, produttrice di succo 100% di clementine e mandarino, senza zuccheri aggiunti, quale esempio da seguire, è stato sulle pagine di Italia Oggi, Fiorino Iantorno di Santa Chiara Lab, il centro per l’innovazione multidisciplinare dell’Università di Siena. Zoomando sulla comunicazione rispetto alla sostenibilità, Iantorno ha fatto l’esempio di Biosmurra: un’azienda di giovani tornati a coltivare agrumi in Calabria che ha innovato facendo un succo di clementina biologico, recuperando scarti inutilizzabili in altro modo ma ancora buoni e pagando anche il produttore che altrimenti li avrebbe buttati.