A Corigliano-Rossano «l’odissea dei positivi tra disorganizzazione cronica e carenza di personale»
È quanto denuncia Smurra (Fna): «è necessario potenziare il servizio. Serve garantire risposte celeri anche per impedire che i soggetti positivi, in attesa dei referti, se ne vadano in giro»
CORIGLIANO-ROSSANO – Soggetti positivi al covid o in attesa di essere confermati tali in fila fuori dall’Ufficio Igiene ASP, a poca distanza l’uno dall’altro, per essere sottoposti ad un tampone molecolare. Referti che non arrivano mai. Numeri di telefono sempre occupati o che suonano a vuoto. Ordinanze di inizio e fine quarantena notificate dal Comune, dopo intere settimane; quando cioè si è già in isolamento fiduciario (si spera) da qualche giorno ed oltre i 21 giorni dalla data di inizio, quando, cioè, scadono i termini della stessa. – È, questa, l’odissea che si ritrovano a vivere tanti e tanti concittadini che pagano sulla propria pelle il tributo di una disorganizzazione cronica e la carenza di personale che in questa fase si fa ancora più intollerabile.
È quanto denuncia Mario Smurra, vice segretario nazionale della Federazione Nazionale Agricoltori (FNA) facendosi portavoce del disagio ormai diffuso in Città, avvertito, visto il numero di contagi, da una buona porzione di popolazione.
«5 operatori o poco più – sottolinea Smurra - non possono sopperire al fiume in piena di persone che quotidianamente si recano nella sede di via Papa Zaccaria, nell’area di Rossano, per effettuare lo screening».
«Non è giusto per loro che sono sovraccaricati da lavoro eccessivo – continua il vice segretario nazionale FNA - non è giusto per gli utenti che vivono, giustamente, la preoccupazione e l’ansia del contagio. Chi chiede l’esito del tampone non riceve quasi mai risposta e scattati i 21 giorni si ritrova a chiedersi se poter uscire oppure dover rimanere in casa per non incorrere in sanzioni; se prenotare un altro tampone o prendere qualsiasi altra iniziativa».
«Il potenziamento del servizio, così come l’incremento del personale ad esso dedicato – conclude Smurra – non può essere oltremodo rinviato. Serve garantire risposte celeri anche per impedire, così com’è successo, che i soggetti positivi, in attesa dei referti, se ne vadano in giro, non curanti della pericolosità di comportamenti simili che mettono a repentaglio la vita degli altri».