Anche Lungro protagonista su “Linea Verde”
La trasmissione di Rai Uno ha messo in risalto il valore culturale e storico delle comunità arbereshe all'interno del Pollino
LUNGRO - La forza dell'identità arbereshe che resiste ai secoli e si tramanda di generazione in generazione è quanto di più bello e prezioso abbiamo da far conoscere al mondo e regalare come occasione di viaggio a quanti vorranno, appena possibile, venire a scoprire da vicino la bellezza della nostra comunità.
Il sindaco di Lungro, Giuseppino Santoianni, sottolinea il grande valore del servizio pubblico che ieri, nella puntata domenicale di Linea Verde in onda su Rai Uno alle 12.20, ha raccontato uno spaccato significativo della cultura arbereshe che abita il Parco Nazionale del Pollino.
Le radici di un popolo, arrivato in Calabria nel XV secolo, che ha fatto della cultura e spiritualità il valore significativo del suo vivere e radicarsi in un territorio splendido e naturalmente unico come il Pollino sono state al centro della puntata "L'acqua: dalla Tuscia alla Calabria" con la visita di Peppone nell'entroterra del Parco più grande d'Italia.
«Le minoranze linguistiche oggi costituiscono un vero attrattore immateriale di cui il Pollino si fregia e si rende riconoscibile, con la sua natura altrettanto straordinaria e unica, nel panorama dei parchi italiani». Nel corso della puntata condotta da Beppe Convertini ed Ingrid Muccitelli i canti, la gastronomia, l'identità linguistica e storica, la cultura sono state esaltate e raccontate all'Italia nella splendida formula del viaggio esperienziale che la trasmissione utilizza di settimana in settimana andando alla scoperta del Paese.
«Quando il servizio pubblico rende omaggio cosi splendidamente ai territori, alle tradizioni, alla cultura e alle radici cristiane e spirituali che caratterizzano il Paese svolge davvero un ruolo di narratore importante della bellezza che valorizza borghi e città».
Le immagini della cattedrale di Lungro tempio della spiritualità greco bizantina dell'Eparchia di Lungro, le parole del vescovo monsignor Donato Oliverio ed il racconto della storia di un popolo che per rimanere libero e cristiano è fuggito dalla propria terra per non soccombere agli Ottomani, il canto popolare ed i costumi tradizionali che ancora oggi caratterizzano le comunità, la gastronomia con la dromsat cucinata e raccontata da Anna Stratigò, cosi come il rito del mate che scandisce il tempo della convivialità e delle relazioni umane, mostrate a tutta Italia ci hanno reso ancor più orgogliosi di appartenere ad una storia che vive e si rinnova da secoli e si trasforma in un grande attrattore per i turisti e gli amanti della cultura.