di SERAFINO CARUSO Ha governato Rossano dal 2006 al 2011. Per cinque anni interi, quindi. Nonostante di bastoni tra le ruote gliene abbiano messe a bizzeffe, quelli della sua stessa maggioranza. È Franco Filareto, ex professore di storia e filosofia al prestigioso Liceo classico “San Nilo” di Rossano. Dove ha insegnato per tantissimi anni fino alla pensione. A cui è seguita, appunto, l’esperienza da Sindaco della sua città. Rappresentante storico del PCI, poi del PDS, poi del PD, Filareto nel 2011 non è stato ricandidato dal suo partito. E questa cosa gli ha fatto molto male. Tant’è che ancora sta aspettando una risposta, dal suo ex Partito, sia a livello regionale che provinciale. su quanto successo. Ma con Filareto affrontiamo un po’ come sta vivendo questo particolare momento politico rossanese. Con le dimissioni dei tredici consiglieri che hanno portato, poi, allo scioglimento del consiglio comunale. Ciò che è successo rientra in una cornice generale di decadimento sia politico che sociale della città. Che si presenta, in questa fase storica, essenzialmente con due limiti di fondo: è una città divisa, orfana di una visione prospettica del territorio, tutta avvitata a fare interessi di una sola parte, a discapito della collettività; è una città che non ha e, quindi, non svolge più un ruolo guida nel territorio. Cosa che ha sempre fatto in passato. Rossano adesso è una città senza autorevolezza, prestigio. Che ha perso nel corso di questi ultimi anni. Il territorio è diviso, a ranghi sciolti. La decadenza di Rossano ha determinato anche quella dell’intero territorio di quella che io definisco la Calabria del Nord-Est”.
Cosa è mancato in questi ultimi anni alla città di Rossano? “Vede, Rossano sin dal 1861 ha sempre avuto almeno un rappresentante di questo territorio nelle Istituzioni che contano. Bene, negli ultimi anni non abbiamo avuto né un senatore né un deputato. Ai tavoli dove si prendono le decisioni importanti, oggi Rossano è assente. Adesso non contiamo nulla”.
Un giudizio, da politico ai box negli ultimi quattro anni, sull’attuale classe politica rossanese. “Incapace, inetta, divisa, litigiosa. A causa della quale Rossano non ha più voce in capitolo su ogni argomento. Una città relegata ai confini tra il Trionto ed il Cino. Chiusa. Per colpa di questa classe politica. E chi ne risente, alla fine, sono i cittadini ed il territorio. Per quanto riguarda, poi, il caso specifico di ciò che è accaduto in questi ultimi venti giorni, beh, che dire… Non mi interessa fare il tifoso dell’una o dell’altra parte. La responsabilità politica dell’intero centrodestra è sotto gli occhi di tutti. Ed è una classe politica che governa Rossano dal 1993, tranne la mia parentesi (2006-2011, ndr). Con le perdite del territorio, sotto ogni aspetto, che sono ben visibili. Però voglio dire che la colpa è nostra. È dei cittadini. Non sappiamo, infatti, difendere i nostri diritti. In politica conta moltissimo il prestigio di chi va a sedersi ai tavoli istituzionali che contano. E noi, in questi ultimi anni, non abbiamo avuto alcuna forza politica in grado di rappresentarci con prestigio. Questa classe politica deve recitare il mea culpa. Senza alibi".
Parla di maggiore prestigio. Crede che Rossano paghi dazio per non averne avuto? “Vede, giova ricordare ai miei concittadini, attraverso le pagine de L’Eco, che ringrazio per la disponibilità, che negli anni dal 2006 in poi, più volte ci sono stati tentativi di chiudere il Tribunale di Rossano. Prima l’ex ministro Mastella, poi Alfano. Entrambi volevano avviare procedure per la chiusura del Tribunale. Ebbene, mi sono, ci siamo opposti con tutte le nostre forze. La città va difesa. Non con proclami e slogan. Ma con i fatti. Così come per l’Enel e quello scellerato progetto avviato dalla giunta di centrodestra prima che diventassi io Sindaco di convertire la centrale a carbone. Mi sono battuto con tutte le mie forze affinché quel progetto, oggi rivelatosi fallimentare e dannoso in altre parti dove è stato portato avanti, venisse bloccato. E ci siamo riusciti”.
E del centrosinistra che ci dice? Come giudica la loro azione in questi anni? “Beh, in alcuni momenti devo dire che si è fatta sentire. Ma c’era bisogno di maggiore incisività. Certo, in sei contro una maggioranza così ampia come quella del centrodestra era un po’ difficile. In democrazia scelgono i cittadini. I partiti, però, in questa stagione politica si sono eclissati. Ed i cittadini sono rimasti a guardare. Non hanno saputo difendere i loro uomini migliori. Il loro coinvolgimento, quando c’è stato, è risultato tardivo”.
Oggi molti partiti sembrano seguire un Franco Filareto adesso cosa farà? Auspicabile un suo ritorno in politica per le prossime comunali? “Con questi partiti non mi ci ritrovo più. Il PD locale e regionale prima devono dire cosa è successo nel 2011. Spiegare i motivi della mia mancata ricandidatura. Finché non lo farà io non potrò più avere rapporti con questo Partito. Franco Filareto resta a disposizione dei suoi concittadini e del suo territorio. Ai miei concittadini lascio la mia dignità: di cittadino e di politico. L’onestà, la correttezza, la trasparenza sono i requisiti minimi che un politico deve avere. Altrimenti è un mestierante. Ripeto, io resto a dispizione della mia città. Sono impegnato nella cultura (vero motore di sviluppo di questo territorio, basti pensare al Codex), mai veramente utilizzata in questi ultimi anni. Che fine ha fatto il Museo virtuale del Codex e della civiltà bizantina? Dov’è finito? Perché hanno tolto l’aggettivo “la Bizantina” vicino al nome Rossano? Dispettucci fatti da questa amministrazione frutto solo di odio politico. Così come la scelta (prima azione fatta) di abolire la toponomastica della ex giunta da me guidata. Io, in passato, ho avuto molte pressioni per cancellare Via Bianchi o Ponte Almirante. Non l’ho fatto. Per rispetto verso i morti. Loro, invece, lo hanno fatto. Una vera e propria barbarie. Con vendette di basso profilo. La civiltà si misura anche nel rispetto che si ha verso i morti. In politica non devono esserci nemici, ma solo avversari”.
È ipotizzabile un suo rientro nell’arena politica per le prossime elezioni? “Io, ripeto, sono a disposizione dei miei cittadini. Appartengo alla mia città, dove ho scelto di continuare a vivere. È importante non perdere la partita delle prossime elezioni di primavera. Si deve scegliere bene, questa volta. Non possiamo più sbagliare. Ma ricordando che non esistono gli uomini della provvidenza. Sono soltanto i cittadini che avranno il compito di saper discernere e valutare bene ogni cosa. I fatti sono sotto gli occhi di tutti”.