Questa notte gli animali parleranno... ma guai ad ascoltarli!
Una leggenda popolare calabrese narra che la notte dell'Epifania gli animali ricevano il dono della parola, per rivelare il comportamento dei loro padroni. Pertanto, per ricevere un messaggio benevolo, è raccomandabile una doppia razione di cibo e qualche coccola in più
CORIGLIANO-ROSSANO - Nella notte tra il 5 e 6 gennaio, la magia può far accadere di tutto. Anche che gli animali di casa parlino e giudichino il comportamento dei padroni. Le antiche leggende sparse in Italia mettono in guardia però dall’ascoltarli, pena inesorabili sciagure.
Una leggenda, che si tramanda negli anni, vorrebbe che i nostri animali domestici nella notte in cui arriva la simpatica vecchietta a dispensare regali ai bambini buoni, o cenere e carbone ai birichini, ricevano il dono della parola e parlino dei loro padroni; bene se sono trattati bene e male se invece sono trattati male.
In questo giorno cagnolini e gattini ricevono coccole e carezze ed anche supplementi di cibo, per timore che si dica male dei loro padroncini.
Anche nella cultura contadina di una volta oche, galline, mucche, maiali e addirittura gli uccellini in gabbia avevano doppia razione di cibo, mentre i cavalli venivano strigliati al meglio.
Ma mentre questa leggenda vigeva nella nostra zona di Calabria nella notte dell’epifania, altrove gli animali ricevevano questo “dono” nella notte di Natale.
«La sera della Vigilia di Natale - si narra in un’antica leggenda ancora nota tra i pastori del Pollino, infatti - anche il bestiame doveva mangiare bene, proprio come fanno i cristiani. Ai cani, si dava un po’ di latte e il pezzo di pane più grosso, alle capre e alle pecore lasciavamo grosse fasce di frasca di leccio; alle galline buttavamo grano e orzo; ai porci, ghiande e beverone di crusca; all’asino, alla mula e alla giumenta, una bella cioffa di biada; ai buoi mettevamo più paglia, fave bollite e una fascetta di fieno. Poi, appena chiuse le porte della stalla e dell’ovile, ci avviavamo verso il paese, dove le donne avevano già preparato i nove piatti di Natale».
Epifania o Natale che sia, agli animali veniva data questa grande “opportunità”: quella di giudicare i loro padroni.
Essere timorosi del loro giudizio può significare un ammonimento a trattare bene i nostri amici a quattro zampe o anche la consapevolezza che nessuno di noi può farla franca di fronte al giudizio inesorabile dei nostri comportamenti che arriva solitamente dalle anime più pure, proprio come quelle gli animali.