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Il 29 novembre e quella Questione Palestinese che è finita nel buio della memoria

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La guerra in Ucraina continua a tenere desta la nostra attenzione e quella dei media perché ci tocca da vicino. Troppi interessi ci riguardano: il grano, il gas, il petrolio ormai sono parte integrante del nostro vivere quotidiano.

Probabilmente nessuno avrebbe mai immaginato che nella pacifica Europa sarebbe potuto scoppiare un conflitto di queste proporzioni, ma l’ingordigia e la sete di potere fanno di questi brutti scherzi.

Purtroppo il territorio ucraino non è l’unico a vedere morte e distruzione. Sul pianeta sono tanti i territori martoriati com’è anche la Palestina.

Ogni anno, Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) identifica 10 conflitti o situazioni di crisi in tutto il mondo che potrebbero peggiorare o evolvere nei prossimi mesi. Si tratta di Etiopia, Yemen, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar. Questi 10 casi non sono solo punti caldi, ma rappresentano aree dove si sono verificati importanti cambiamenti nelle dinamiche del conflitto.

Dei 10 conflitti qui segnalati, metà è apparsa nella lista dell’Acled l’anno scorso. Etiopia, Yemen e Sahel cerano presenti anche nel 2020.

Oggi 29 novembre, invece l’Onu celebra la Giornata mondiale di solidarietà con il Popolo Palestinese, altra situazione scabrosa in continua evoluzione, in virtù del mandato conferito dall’Assemblea Generale con le risoluzioni 32/40 B del 2 dicembre 1977, 34/65 D del 12 dicembre 1979 e successive risoluzioni adottate dall’Assemblea Generale sulla questione palestinese.

La data del 29 novembre fu scelta per il significato che essa ha per il popolo palestinese. Quel giorno, nel 1947, l’Assemblea Generale adottò la risoluzione 181 (II), che divenne nota come la Risoluzione sulla Partizione. La risoluzione stabiliva la creazione in Palestina di uno “Stato ebraico” e uno “Stato arabo”, con Gerusalemme come corpus separatum sottoposta a un regime internazionale speciale. Dei due Stati previsti dalla risoluzione, solo uno, Israele, ha visto la luce. Il popolo palestinese, composto attualmente da otto milioni di persone, vive principalmente nel territorio palestinese occupato da Israele dal 1967, compresa Gerusalemme est, oltre che in paesi arabi confinanti e in campi profughi nella regione.

La Giornata Mondiale di Solidarietà  ha tradizionalmente rappresentato un’opportunità  per la comunità  internazionale di concentrare la propria attenzione sul fatto che la questione palestinese è ancora irrisolta e che il popolo palestinese deve ancora conseguire i propri inalienabili diritti così come sanciti dall’Assemblea Generale, cioè, il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne, il diritto a indipendenza e sovranità  nazionali, e il diritto di fare ritorno alle proprie dimore e rientrare in controllo dei propri beni dai quali sono stati allontanati.

Si arriverà mai a trovare una soluzione ad un accordo che ormai ha settantacinque anni?

Gino Campana
Autore: Gino Campana

Ex sindacalista, giornalista, saggista e patrocinatore culturale. Nel 2006 viene eletto segretario generale regionale del Sindacato UIL che rappresenta i lavoratori Elettrici, della chimica, i gasisti, acquedottisti e tessili ed ha fatto parte dell’esecutivo nazionale. È stato presidente dell’ARCA territoriale, l’Associazione Culturale e sportiva dei lavoratori elettrici, vice presidente di quella regionale e membro dell’esecutivo nazionale. La sua carriera giornalistica inizia sin da ragazzo, dal giornalino parrocchiale: successivamente ha scritto per la Provincia Cosentina e per il periodico locale La Voce. Ha curato, inoltre, servizi di approfondimento e di carattere sociale per l’emittente locale Tele A 57 e ad oggi fa parte del Circolo della Stampa Pollino Sibaritide