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Terranova, dalle origini fino al periodo normanno

7 minuti di lettura

Remota è la storia di questo borgo, raccontarlo credo possa offrire un contributo di particolare significato. Terranova da Sibari, anticamente appartenente alla Calabria Citeriore, si caratterizza per la sua forma somigliante ad una estesa lingua di terra, posizionata su una gradevole collina tra le ultime ramificazioni della Sila Greca e la bassa valle del fiume Crati, ai lati della omonima pianura, del ‘vasto territorio thurino’, come alcuni osano definirlo, affonda le sue origini al periodo magno-greco e poi romano, ricevendone in eredità dalle popolazioni non solo gran parte delle memorie culturali ma anche abitudini e usanze come ad esempio la coltivazione di vigneti e uliveti, ancora oggi molto praticata, ma che ha anche restituito le radici di popolazioni che si sono confrontate con i  Romani, che hanno accompagnato in Africa Annibale con lo scopo di sottrarsi alla rabbia dell’Impero Romano e al cambiamento di questa terra condizionata dall’autorità romana dopo quella dei greci.

La sua posizione geografica gli permette di spaziare con lo sguardo sulla storica pianura di Sibari, il mare Ionio e la catena montuosa del Pollino e sono molti gli studiosi a concordare che la sua costruzione sia avvenuta sulle rovine di Thurio, distrutta dai Crotoniati, da parte di alcuni sopravvissuti della stessa Thurii, che in seguito ottennero riparo su un fertile poggio, già sede di alcuni stanziamenti abitativi.

Nel 1691, così scriveva il predicatore cappuccino Giovanni Fiore da Cropani: «Per l’intendimento di questa Città, converrà da prima discorrere di Turio, già famosa Republica in questo medesimo Luogo, e quindi riattaccare il filo del discorso alla rovinata Sibari» (1). È risaputo, infatti, che in conseguenza della devastazione di Sibari in seguito nacque la città di Thurio, di etnia greca, edificata dai Tessali. Ed è quello che in qualche modo si intende fare attraverso le informazioni dei tanti autori che nel tempo ne hanno abbozzato il profilo storico. Informazioni che confluiranno nella stesura del presente e articolato contributo finalizzato a conoscere meglio la storia di Terranova, dalla quale si apprende anche che la cittadina della Sibaritide, nel tempo, fu molto rinomata anche con i toponimi di Terranova del Vallo e di Terranova di Calabria Citra.

Ad articolare un interessante contributo sulle origini di Terranova, dando una risposta indiretta anche ai quesiti del Fiore, il quale affermava che prima di parlare di Terranova sarebbe stato necessario conoscere la storia di Thurio, fu l’Abate D. F. Sacco che nella sua opera, a proposito di Thurio, così argomentava: «Thurio Città un tempo assai celebre della Magna Grecia nel Paese de’ Lucani, la quale era situata poco lungi dalla presente Città di Terranova di Tarsia. Questa distrutta Città fu edificata nel principio del quarto Secolo di Roma vicino alla tanto rinomata e potente Repubblica di Sibari da que’ Sibariti superstiti, che accamparono dall’eccidio della loro Patria Edificata Turio da’ Sibariti superstiti, non molto dopo sovravvennero duemila Ateniesi da Grecia con altri Popoli del Peloponneso, e ridussero la loro Città in forma di una perfetta Repubblica, poiché la divisero in dieci Tribù giusta le diverse Popolazioni, che vennero da Grecia. Divenuta Turio una popolata, e potente Repubblica, ebbe molte guerre co’ Popoli confinanti, e specialmente co’ Tarantini e, co’ Lucani, e co’ Bruzj, i quali furono vinti con l’aiuto de’ Romani. Liberati gli abitanti di Turio dall’oppressione de’ Tarantini, de’ Lucani e de’ Bruzj, fecero ergere in Roma una Statua al Consolo Cajo Fabricio Luscino, ed un’altra a Cajo Elio, Tribuno della Plebe, che l’avevano liberati da quella oppressione, giusta il rapporto di Plinio. Venuto Annibale il Cartaginese in Italia tra le altre Città, che assediò una fu Turio, la quale si diede sotto la protezione di Annibale, per lo giusto motivo, che Turio era confederata co’ Tarantini, ed i Tarantini all’opposto erano in rottura con la Repubblica Romana. Partito Annibale dall’Italia, Turio con le altre Città dell’antica Lucania, e de’ Bruzj nuovamente si sottomise alla divozione della Repubblica Romana. Finalmente nel principio del settimo Secolo della Chiesa fu distrutta, ed i suoi cittadini lasciato il piano, (ove vestigia grandi di antichità ancora si osservano) si portarono a stabilire nella presente Città di Terranova. Questa stessa Città, la quale sin da’ primi Secoli della Chiesa fu decorata per aver data la nascita a molti uomini illustri tra’ quali si annoverano i Filosofi Teano, ed Ippodamo, padre di Lisia, chiarissimo Retore, che con le armi superò i trenta tiranni d’Atene. E tra’ Pontefici San Telesforo, regnando Adriano, e San Dionisio Martire a tempo degli Imperatori Valeriano, e Claudio» (2). 

Sull’argomento ritorna L. De Blasi che in relazione, nella pagina del sito web del Comune, confermando nelle grandi linee quanto già riportato dal Fiore e dal Sacco, così scrive: «Il primo sviluppo urbanistico di questa splendida cittadina è da individuarsi, verosimilmente, nella crescita dell’influenza sui piccoli centri dei territori limitrofi di quel grande e importante agglomerato urbano denominato dal 194 a.C. Copia Thurii, figlia e discendente diretta dei fasti e della gloria di Sibari. L’attuale centro del territorio di Terranova […] è situato a nord-ovest dei più vistosi ritrovamenti del centro thurino distrutto (che all’epoca poteva contare probabilmente su un’estensione territoriale di diverse centinaia di ettari) da cui in passato distanziava di una manciata di chilometri. Fu probabilmente agli inizi del VII sec. d.C. – quando Thurio fu definitivamente distrutta a opera di popolazioni saracene e longobarde – che questo lembo di terra acquisì la propria autonomia e iniziò a essere conosciuto con l’appellativo di Thurium Novum (Terranova)» (3).

Per quanto riguarda la popolazione, come ci tramanda il Giustiniani, nel suo Dizionario Geografico Ragionato, alla data della pubblicazione (1805) gli abitanti di Terranova erano circa 2.200. Lo stesso, inoltre, ci offre una interessante panoramica dei fuochi presenti nel periodo che va dal 1500 alla metà del 1600: «[…] Nel 1532 fu tassata per fuochi 375, nel 1545 per 452, nel 1561 per 507, nel 1595 per 377, nel 1648 per 256, e nel 1669 per 168» (4). Oggi Terranova è un comune della Calabria, in provincia di Cosenza, di 5.044 abitanti chiamati Terranovesi (dati Istat 2016) di cui 2.522 M. e 2.522 F., distribuiti su una superficie di 43,06 kmq e una densità abitativa di 117,1 abitanti per kmq. Il suo territorio, appartenente alla Regione Agraria n. 19 - Piana di Sibari, si eleva a 348 m di altitudine sul livello del mare con una differenza altimetrica compresa tra i 19 e i 367 metri, confinando con i Comuni di: Corigliano Rossano, San Demetrio Corone, Spezzano Albanese e Tarsia. Molte le frazioni e le contrade. Tra queste: Cecapesce, Don Angelo, Foresta, Galatrella, Grotte, Magliola, Monaco, Poverello, Prato, Sanzo, Scalaretto, Varco del Lupo.

Per quanto ora ne siamo informati, pare sia stata coinvolta nella guerra con i crotoniati per cui fu distrutta. Ricostruita venne chiamata Thurium Novum, etimologicamente (terra nova) da cui poi la derivazione in Terranova. Successivamente, con l’avvento dell’Unità d’Italia e a seguito del R. Decreto n.1704 del 18 febbraio 1864 assunse il nuovo nome in Terranova da Sibari, toponimo che si richiama alla memoria delle due grandi città del passato come, appunto, erano Thurium e Sybaris. Tuttavia non si esclude, come vogliono alcuni storici, che i due siti di Terranova e di Thurium corrispondono lasciandoci intuire che queste sarebbero state la medesima città.

Dichiarazioni al riguardo ci arrivano da una interessante intervista del prof. Giuseppe De Rosa, riportata da R. Caracciolo, di cui si propone un passo, rilasciata alla testata on line Sibari.info, su ‘Terranova da Sibari, terra di due Papi’, nella quale lo storico argomentando risponde così alle domande postegli: «[…] Fra non molto sarà organizzato un evento culturale sulle ricerche eseguite con l’intento di conoscere con esattezza l’origine dei due Pontefici, S. Telesforo, eletto al soglio pontificio nel 125 e S. Dionisio eletto nel 259, entrambi nativi di Thurium. […] “S. Telesforo, afferma, è il primo Papa calabrese, l’ottavo in ordine cronologico, un eremita, appartenente all’ordine carmelitano, martire. A questo Pontefice è attribuito l’introduzione del rito quaresimale e delle tre Messe nel giorno di Natale”.

I suddetti Pontefici, abbiamo chiesto, non sono nati a Terranova bensì a Thourioi, città panellenica fondata il 444 a.C. dopo la distruzione di Sibari (il nome fu poi latinizzato in Thurium). “Bisogna tenere presente, afferma il prof. De Rosa, che la Calabria antica era parte della Magna Grecia, così detta non solo per l’estensione territoriale, ma anche e soprattutto per lo splendore della civiltà raggiunta, secoli prima dell’Impero Romano, quando altri popoli vivevano sulle palafitte. Che Thurium e Terranova coincidono lo dicono due grandi storici del XVI secolo: p. Giaconio e p. Fiore, e, ai giorni nostri, C. Rendina che in “Vite segrete dei Papi” afferma testualmente essere S. Telesforo nato a “Terranuova (Calabria)”. Ci sono altri studi sul rapporto Thurium-Terranova? Domandiamo ancora al Professore De Rosa. “J. Bèrard (in La Magna Grecia,1963) sostiene che Thurium fu fondata su una collina ai margini della pianura sibarita, anche in osservanza dell’oracolo delfico che i futuri fondatori di Thurium consultarono e la cui risposta fu “Fonderete la città nel luogo in cui potrete stabilirvi bevendo acqua con misura e mangiando pane senza misura”.

La città andava fondata, quindi, lontana da fiumi e non nel vecchio sito di Sibari anche per evitare di suscitare i risentimenti di Crotone che aveva in odio Sibari, distrutta nel 510 a.C.- Il Barrio, in “De Antiquitate et situ Calabriae, vol.V,1737” scrive: la città di Thurio, che il popolo chiama Terranova, è posta su un colle di forma allungata, tra il Crati e il Sibari, entrambi navigabili e ricchi di pesci, ma tuttavia più vicina al Crati che al Sibari”. Questo passo sorprende, come ha notato più di uno studioso perché corrisponde esattamente alla posizione topografica di Terranova, come afferma anche l’Ughelli” in colle oblongositum in “Italia sacra, 1712-21”. Lo si può facilmente constatare, infatti, osservando il paese dalla zona sottostante, il Sanso o dalla strada Apollinara» (5).

Comunque, a conclusione della presente nota, in riferimento alle informazioni, che indicano Terranova da Sibari come terra di due Papi, durante il periodo del Cristianesimo nel quale fu anche considerevole sede arcivescovile, oggi appartenente alla Diocesi di Rossano, mi pare giusto rilevare che sulla loro attendibilità negli studiosi permangono molti dubbi, poiché queste non sono supportate né da documentazione certa e né tantomeno da prove che lo possono dimostrare.

 

Bibliografia

1P. Giovanni FIORE da Cropani, Della Calabria Illustrata Opera varia Istorica, Tomo I, Parte seconda Cap. V, Per li Socij Dom. Ant. Parrino e Michele Luigi Mutij, Napoli, MDCXCI, p. 241;

2Abbate D. F. SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli, Tomo IV, presso Vincenzo Flauto, Napoli, MDCCXCVI, (1796), pp. 93-94;

3L. DE BLASI, Storia - Comune di Terranova da Sibari, in http://www.comune.terranova-da-sibari.cs.it/index.php?action=index&p=76

4Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli, Tomo IX, Arnoldo Forni Editore, Napoli, Ristampa anastatica 1797-1805, pp. 171-172

5 R. CARACCIOLO, Terranova da Sibari, Terra di due Papi, Intervista a G. De Rosa, in http://www.sibari.info/index.php?option=com_content&task=view&id=... 4.3.2016.

 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica