Alessandro Amarelli (1071-1103), il valoroso Capitano rossanese del XII secolo
Una accurata biografia, che racconta le gesta del crociato, scritta dal professor Franco Emilio Carlino
di Franco Emilio Carlino
CORIGLIANO-ROSSANO – Riportiamo di seguito l’accurata biografia di Alessandro Amarelli (1071-1103), il valoroso Capitano rossanese del XII secolo scritta dall’abile penna del professor Franco Emilio Carlino.
Storicamente, la fine dell’XI secolo è ricordata come l’avvio dell’ascesa militare in Terra Santa ad opera dei Cristiani, al tempo delle Crociate, con l’intento di proteggere i confini e reprimere i nemici della Chiesa. Si trattò di un intervento militare violento che, in pieno Medioevo, si protrasse fino alla conclusione del XIII secolo, rappresentato da ben otto spedizioni militari da parte della Chiesa di Roma per sopprimere il paganesimo e piegare i nemici infedeli.
La Terra Santa divenne un campo di battaglia fra opposte fazioni dove eserciti provenienti dai diversi paesi cristiani d’Europa si contrapposero con le truppe musulmane del Medio Oriente, per conquistare Gerusalemme e prenderne il comando. A tal proposito molto contraddittori sono i pareri tramandatoci dalla storia, in special modo da quella moderna, secondo cui la fondatezza dell’operazione e il comportamento del comando e la responsabilità degli armati spesso si mostrò contraddittoria con gli stessi fini della missione, infatti, non manca chi mette in risalto che le Crociate vennero intese come un insieme di mansioni militari e religiose causate da pretesti religiosi, politici ed economici sollecitate dalla stessa matrice teorica e c’è addirittura chi ne segnala la spoliazione delle città occupate e la conservazione dei diversi territori acquisiti non restituiti all’Impero bizantino come, contrariamente, pattuito.
Per questo motivo, non sono pochi quelli che affermano che il piano d'insieme delle Crociate, con l’inganno di impadronirsi e poi mantenere il dominio dei luoghi in Terra Santa, fondamentalmente ebbe come esito un autentico fallimento.
Chi mosse le armi nei confronti di Gerusalemme con la scusa di difendere i Cristiani dagli attacchi e dal rischio musulmano fu papa Urbano II, che cercò di rapportare la condotta dei cavalieri secondo quello che era il principio della morale cristiana richiamata dai cambiamenti gregoriani. Purtroppo, le conseguenze di quest’appello andarono oltre tale proposito. Perciò, animata da impulsi religiosi e in un certo modo anche da una sorta di rivincita sociale, nel 1096 prese il via la prima Crociata. Si trattò di una azione bellica che trascinò, per desiderio di Urbano II, i principali rappresentanti del patriziato europeo e che, come raccontano alcune fonti storiche cristiane e musulmane, tre anni dopo, nel 1099, portò alla presa di Gerusalemme, dopo un susseguirsi di scontri spietati e brutali con la conseguente morte di molti cavalieri italiani ed europei.
Gerusalemme fu conquistata e al governo di tale regno si collocò la classe dei cavalieri partecipanti all’impresa, con compiti, incarichi e responsabilità politiche concordate con gli stessi sovrani di riferimento. Per di più, aspetto importante di questa complessa operazione fu la formazione dei primi gruppi d’armi conosciuti come cavalieri templari. Si trattava, complessivamente, di ordini religiosi cavallereschi cristiani venuti a formarsi appunto per proteggere i luoghi sacri e accogliere i pellegrini.
L’esemplare figura di Alessandro Amarelli, probabilmente nota solo ai cultori, colui che la storia identifica come il valoroso Capitano rossanese del XII secolo per aver preso parte come crociato alla liberazione del Santo Sepolcro, nacque in Rossano, nel 1071, sul terminare dell’XI secolo, pochi anni prima dell’inizio delle Crociate. Le informazioni biografiche in proposito non sono molte, tuttavia, per quanto la stessa ricerca ha concesso di rinvenire allo scopo di una più completa descrizione biografica, nella continuazione di questo compilato, mi affiderò a due brevi citazioni, prodotte rispettivamente da due storici di rango quali il Martuscelli e l’Accattatis.
Figlio di Leonardo e di Ippolita de’ Pagani, de’ Signori della Città di Nocera e Cavalieri del Sedile di Porto in Napoli, insieme al fratello più grande Ansoise, in base alle fonti storiche, fu onorevolmente formato e alimentato nei sentimenti della Cavalleria di allora.
«Fin dagli anni più teneri – scrive il Martuscelli – si manifestò in lui il genio militare, accompagnato dal disprezzo de’ perigli e dal concepimento di grandi ed eroiche azioni. Egli in età di circa 30 anni, per secondare i sentimenti generosi del suo cuore, vedendo che da tutti i paesi di Europa, i giovani delle più nobili famiglie prendevano le armi per andare a combattere gl’infedeli, che con guerra ostinata tentavano ogni giorno di riacquistare i luoghi Santi di Gerusalemme, lasciando ad Ansoise tutta la cura e l’amministrazione della roba della famiglia, unitosi col suo fratello cugino Ugone de’ Pagani, giovane egualmente valoroso ed ardente, levando soldati a loro spese, e messisi alla loro testa, come Capitani, si portaron con essi nell’anno 1101, in Gerusalemme, ove si presentarono al Re Balduino. Da principio significarono al Re il loro dolore per la morte poco innanzi avvenuta del Duca Goffredo Buglione di Lorena di lui fratello, e quindi esposero la loro determinata volontà di combattere fino all’ultimo sangue per custodire que’ santi luoghi; Balduino aggradì sommamente questa offerta e soggiunse, che in quella circostanza il meglio a farsi era il custodire le strade, per le quali passavano i pellegrini, che andavano a visitare quella Santa Terra. Presero allora essi congedo dal Re, ed andarono colle loro genti ad eseguire quanto era stato loro comandato. Lo zelo ed il valore, che in varj rincontri mostrò Alessandro in Palestina, il fece divenire una delle persone più care e più stimate da quel Sovrano. Quantunque non si conoscano i dettagli de’ combattimenti da lui fatti co’ barbari di que’ luoghi; pure non s’ignora ch’egli riportò moltissime vittorie contro immense truppe di Arabi, i quali per molto tempo non ardirono di affrontarlo più in campo aperto; ma non perciò si astennero di tentare degli agguati contro quel Capitano, che tante volte gli avea repressi e sbaragliati»1.
«Dopo due anni di continue pugne e di continue vittorie, – riporta L. Accattatis – mentre scorreva una strada con soli venticinque suoi soldati e due scudieri, cadde in una imboscata di un centinaio di Barbari, che, posti in un sito vantaggioso, cominciarono a combatterlo. Fu tanto il valore del giovine Eroe, che animando i suoi pochi soldati si spinse con la spada alla mano in mezzo agli avversarli e gli atterrò quasi tutti. In questo combattimento però, oltre la morte di cinque suoi soldati, furono uccisi i due suoi scudieri, ed egli fu gravemente ferito nella testa; per cui il di 18 Ottobre 1103 passò agli eterni riposi fra le lagrime universali, non solamente di tutti gli altri cavalieri, che allora militavano in Gerusalemme, ma ancora della Maestà del Re Balduino; il quale dispose, che fosse condotto al sepolcro con tutti quegli onori, ch’erano dovuti ad un guerriero che tanto si faceva ammirare pel suo zelo e pel suo valore. Fu accompagnato con tutti gli onori militari da numerosissimo stuolo di gentiluomini suoi confratelli nell’armi, alla testa dei quali si vide il Re Balduino incedere in atto di tristezza e di duolo. Il suo cadavere fu messo in un tumulo di marmo pomposamente eretto por ordine dell’accennato Sovrano. Alessandro morendo dispose che alle famiglie dei suoi scudieri, ch’eran morti in quel conflitto si desse un mensuale sussidio dai suoi Genitori, oltre a molte altre cose che attestano l’animo grande, l’imperturbabilità e la pietà di un guerriero singolarmente coraggioso, benefico e pio. Dopo il decorso di più di sette secoli si sono conservate queste poche notizie della sua vita, le quali si rilevano da una autentica lettera latina, scritta in pergamena da Gerusalemme in data de’ 18 di Ottobre 1103 da Ugone de’ Pagani a Leonardo Amarelli, padre del defunto e Zio di Ugone, la quale si conserva tuttavia nella famiglia dei Signori Amarelli in Rossano. Le medesime cose si rilevano da’ Capitoli Istorici della Città di Rossano scritti dal dott. Carlo Blasco, i quali sono commendati dall’Ughelli, dal Gimma, dal Pacichelli e da molti altri Autori»2.
Vado alla conclusione, ma non prima di aver riportato una breve nota sulla figura di Ugo de Payens (Ugo de’ Paganis), cugino di Alessandro, cavaliere italiano, primo Maestro e fondatore in Terra Santa nel 1119 dell’ordine religioso-militare dei cavalieri del Tempio. Notizie sul de’ Paganis furono da me già evidenziate in una mia precedente pubblicazione, commentando l’opera di Luigi Manglaviti, dal titolo: Dossier Templari Graal, un libro che, come riportato in copertina: «Con l’aiuto degli storici, dei filologi, dei teologi, dei semiologi, e perfino degli archeologi – e resistendo alle infinite brume disseminate in materia di esoterismo e massoneria – scava con testardaggine sia nella storia che nella leggenda»3.
Un libro nel quale l’Autore, riprendendo una pubblicazione del 2004 dello scrittore Mario Moiraghi, fa riferimento a una lettera nella quale si parla della famiglia Amarelli di Rossano e il cui testo integrale è presente a p. 38 del volume. «Lo scrittore Mario Moiraghi – scrive Manglaviti – ha pubblicato nel 2004, il testo di una lettera (originale in latino conservata in copia tarda) che Ugo de’ Pagani avrebbe scritto nel 1103 da Gerusalemme; in quella lettera, Hugo de’ Paganis scriveva a suo zio Leonardo, appartenente alla famiglia degli Amarelli, una delle più antiche famiglie del patriziato meridionale, raccontando della morte del cugino Alessandro – membro di quella che nella descrizione appare in effetti una confraternita con le identiche caratteristiche dei Templari – avvenuta in uno scontro con alcuni predoni infedeli. Inoltre aggiunse altri particolari fondamentali per le date: dice ad esempio di essere andato a far visita a re Balduino I in occasione della morte del fratello di lui – Godefroy de Boulogne (Goffredo di Buglione) –, dunque nel 1100. Balduino I regnò fra il 1100 ed il 1118. […]»4.
Al riguardo, della citata lettera che Ugo de’ Pagani scrisse allo zio Leonardo, di seguito se ne riporta un breve passo. «Molto magnifico signor zio padre osservantissimo. Dopo che gionsimo qua in Hierusalem io et Alessandro vostro figlio e mio cordialissimo fratello con li altri Genthilomini nostri compagni tra dieci ch’erarno io et Alessandro fummo eletti che andassimo a baciar la mano et far riverenza alla Maestà del re Balduino con condolerci della morte del sig. duca Goffredo suo fratello et avendoli raggionato della nostra ferma deliberatione di havere a guardare et far sicuri tutti quelli passi per dove li fedeli Christiani veneno a visitare lo Santo Sepolcro, et che sempre assassini infedeli molestati et che da noi gentilhomini d’honore per l’amore di Nostro Signore Gesù promettemo d’osservare con voto di volere morire in ogni modo che mancare di farlo e tanto più che molti altri dei nostri concorrono a detta difesa. Da Sua Maestà fummo assai lodati et con abbracciamenti come veri figliuoli licentiati. […]»5.
Bibliografia
[1] D. MARTUSCELLI, Biografia degli Uomini Illustri del Regno di Napoli, Tomo I, stampata presso Nicola Gervasi calcografo, Napoli, 1819;
2 L. ACCATTATIS, Le biografie degli Uomini illustri delle Calabrie, Volume I, Dalla Tipografia Municipale, Cosenza, 1989;
3 L. MANGLAVITI, Dossier Templari Graal, Reggio Calabria, 2008;
4 F. E. CARLINO, Rossano tra Storia e Bio-Bibliografia, Vol. I, Imago Artis Edizioni, Rossano, 2014;
5 F. E. CARLINO, Biografia e Storia di alcuni Rossanesi illustri, Consenso Iure Loquitur, Rossano, 2020.