Crisi del settore wedding. Da Castrovillari la proposta dei matrimoni in sicurezza arriva sul tavolo di Spirlì
Un gruppo di lavoratori del comparto wedding hanno scritto una nota sulle difficoltà e la possibilità di svolgere in sicurezza i matrimoni, stanchi di subire delle restrizioni che altre categorie molto simili non sono obbligate ad osservare. La proposta è stata inviata anche al presidente Spirlì

CASTROVILLARI - 65 miliardi all’anno. E’ quanto vale il business dei matrimoni in Italia prima della pandemia. Le perdite che dopo il Covid-19 l’industria del wedding ha registrato sono dell’80%, un dato che ha gettato nella disperazione i lavoratori e gli imprenditori del settore, tra i più sofferenti del momento. Sono numeri inquietanti, effettivamente, questi che comunica l’agenzia di stampa AGI in un articolo di pochi giorni fa, fornendo quindi dati recenti e più che mai allarmanti se si considera, poi, la ricaduta sul piano occupazionale.
E’ per questo che nel cosentino i tanti protagonisti del comparto matrimoni hanno deciso di mettersi insieme per comunicare a gran voce la loro condizione. Nel farlo hanno deciso di scrivere una nota, inviata anche al presidente della Regione Calabria f.f. Nino Spirlì, in cui vengono proposte delle modalità alternative per consentire lo svolgimento dei matrimoni in maniera sicura.
“Abbiamo bisogno di una data per ripartire, per riprendere a realizzare gli eventi e non continuare a sognare – si legge all’inizio del comunicato redatto dal castrovillarese Danilo Di Marco, pluripremiato wedding planner italiano che ha deciso di farsi portavoce di un intero comparto di professionisti come fotografi, fiorai, commercianti, ristoratori ed atelier che, in tutta Italia, arriva a 570 mila addetti - Le nostre attività sono chiuse mentre altre, come i ristoranti, sono aperte. Ma le location per i ricevimenti, non sono forse ristoranti come tutti gli altri?”.
Arriva quindi la proposta dei professionisti del wedding sviluppata in più punti: “niente buffet in location; niente saluti con baci e mani. Basta un cenno con il capo - scrivono -Nel passato bastava! Tavoli con soli parenti/congiunti. Massimo 8 e tavoli distanti proprio come i ristoranti; la chiesa è aperta normalmente, quindi nessun problema; numero degli invitati in base alla capienza della sala; vari percorsi ingressi e uscita in location; bomboniere e confetti direttamente al posto degli invitati con bigliettino di ringraziamento – al fine di evitare contatti - Colonne con igienizzante mani ovunque e cortesia per ospiti nelle toilette; luoghi sanificati con regolarità nell’arco della giornata; consentire solo il primo ballo degli sposi; un menù a persona; doppio tableau per non creare assembramenti; mascherina per gli spostamenti, mascherina tolta ai tavoli; sposi assolutamente senza mascherina; niente lancio del riso, casomai solo i genitori e testimoni – specificano - per non rinunciare alla tradizione; tutti gli operatori e lo staff con mascherina; misurazione della temperatura all'ingresso; ingresso solo ed esclusivamente ad invito”.
Un vademecum preciso e possibile che i professionisti del wedding chiedono venga preso in considerazione ed esteso in tutta Italia, fino a giungere magari al nuovo premier Draghi, perché si tratta di “piccole modifiche – chiude la nota - che salvano lavoro, sogni e famiglie di un settore che è stato abbandonato e distrutto completamente ma soprattutto dimenticato dallo Stato. Un settore che fa vivere le emozioni e l'Italia stessa”.