Nella storia di Corigliano scorre anche un po' di sangue giudaico
Insieme a Giulio Iudicissa alla riscoperta di un altro pezzo importante (e sconosciuto) di quello che un tempo fu il vissuto della città di Corigliano

di Giulio Iudicissa
C’è un po’ di sangue giudaico nella storia di Corigliano, se è vero che un bel nutrito numero di Ebrei, già nel corso del 1200, favoriti dalle Costituzioni Melfitane di Federico II, si stabilì in paese, occupando pacificamente un'area, quella che dal castello digrada verso il fiume Coriglianeto, ed organizzandosi in essa, secondo i costumi della propria tradizione.
Nella loro Giudecca, questo il toponimo che i testi tramandano, attuale via Addolorata e zona sottostante, quegli Ebrei vissero indisturbati, né ricevettero restrizioni, almeno fino ad un certo punto.
Intelligenti e fattivi, aprirono decine di botteghe e furono banchieri, quando ancora le banche non c’erano, ed ancor più, commercianti ed artigiani.
Si distinsero, soprattutto, nel campo dei tessuti e nella farmacopea, insegnando non poco ai locali, che nel settore erano poco provveduti.
I segni della loro presenza si mantennero nei secoli ed alcuni giungono fino a noi: ancora oggi, presso qualche famiglia, nel tempo di Pasqua, si prepara ‘u panattàsimi, il “pane azzimo”, tipico della cultura dei nuovi arrivati, e sulla bocca dei ragazzi s’ode il verbo gabbuliari, per dire “prendere in giro".
Si integrarono, dunque, abbastanza presto e bene ed alcune loro famiglie, come quelle dei Della Cananea e dei Tricarico, acquistarono nel tempo una posizione preminente.
Se per Corigliano questo fu un periodo di crescita - si contarono, infatti, 3700 abitanti - un impulso, di certo, lo diedero anche quegli Ebrei.
foto in copertina: Particolare del quartiere Giudecca a Corigliano centro storico (di Nicodemo Misiti)