ROSSANO – Dopo aver maturato tanta esperienza amministrativa, da assessore provinciale al Bilancio e consigliere del comune di Rossano,
Antonello Graziano vuole compiere il “grande salto”, aspirando a sedersi fra gli scranni del
consiglio regionale che verrà
eletto il prossimo 23 novembre. Un gradino per volta, crede sia giunto il momento di mettere a disposizione l’arte della politica, acquisita in tutti questi anni, al servizio della Regione. In visita nella nostra redazione, l’assessore provinciale affronta diversi temi, dalle questioni regionali, appunto, sino ai fatti di casa sua, Rossano. Eletto fra le fila di
Autonomia e diritti di loierana ispirazione, Graziano risponde subito alla prima domanda. «Se mi candido? Direi di sì, ma aspettiamo le primarie per comprendere come saranno allestite le liste a sostegno del candidato a presidente per la coalizione di centrosinistra, che mi auguro possa essere
Mario Oliverio». Una candidatura che poggia le basi sull’esperienza. «La provincia di Cosenza rappresenta il 44% della nostra regione: ne ho gestito un rendiconto per centinaia di milioni, arrivando ad ottenere l’“
Oscar del bilancio” nel 2011 e risultata, quindi, la prima provincia d’Italia». Da medico, non possono non stargli a cuore i problemi sanitari che affliggono questo territorio, i livelli essenziali di assistenza «da terzo mondo» e la chiusura degli
ospedali di Cariati e Trebisacce: «Chi ha ottenuto grandi consensi in quest’area – è la prima stoccata – l’ha subito abbandonata. La sanità è uno sfacelo, l’ospedale di Rossano è stato ridotto ad un lazzaretto ed, insieme a quello di Corigliano, sono stati smembrati, con i pronto soccorso al collasso. Ed è tutta colpa di
Scopelliti, con l’avallo di qualche consigliere regionale rimasto in silenzio». Dice di voler candidarsi anche per risolvere i problemi legati ai trasporti e per tentare di sfruttare meglio quei fondi europei che «puntualmente rispediamo indietro». «Vorremmo mutuare il “modello provincia di Cosenza” alla Regione. Un modello vincente e con risultati che sono sotto gli occhi di tutti», aggiunge. A proposito di
Provincia, da profondo conoscitore dell’ente intermedio, appare in disaccordo con la riforma. «Hanno azzoppato la democrazia: è impensabile – spiega riferendosi alle elezioni che si terranno il 12 ottobre – che siano politici ad eleggere politici. E poi, svuotando la Provincia di contenuti, chi risolverà, ad esempio, i problemi della viabilità? Chi risolverà le emergenze maltempo? Verranno accentuate di molto le municipalità ed anche il nuovo presidente della Provincia, che sarà presumibilmente un sindaco, ovviamente propenderà verso il suo territorio e, forse, non avrà il tempo per amministrare l’uno e l’altro ente». La Provincia, ne è convinto Graziano, non potrà risolvere più i problemi che graveranno sui comuni. Nelle sue vesti di consigliere comunale, vede il “
progetto fusione Rossano-Corigliano” certamente fattibile e necessario ma con una fase propedeutica. «Questi discorsi si preparano se c’è una cultura d’insieme per evitare pregiudizi, incrostazioni, screzi. Sono favorevole alla fusione anche se tardiva. Se avessimo agito prima probabilmente non avremmo subito gli scippi costanti a questo territorio in materia sanitaria, di giustizia, di erogazione dei servizi al cittadino. Ad ogni modo, credo sia necessaria una fase transitoria per evitare una “fusione a freddo”». Graziano evidenzia, poi, anche il «buon lavoro» fatto in consiglio, dai banchi dell’opposizione. «Siamo in netta minoranza numerica, ma non intellettuale. Se non ci fossimo noi, i consigli durerebbero 10 minuti perché le decisioni vengono prese in camera caritatis. È vero, c’è governabilità ma non democrazia. Non abbiamo il potere di far cadere il governo e le cose sono ben diverse rispetto a quando i numeri dei consiglieri erano più equilibrati». Sull’operato del sindaco, Graziano ha un’idea ben precisa. «È ancora presto, siamo a metà mandato, il giudizio è in progress. Non credo, comunque, che le dimissioni di Antoniotti servano per risolvere i problemi di questa città. Se servissero, probabilmente le presenterebbe subito. Purtroppo sta amministrando nel peggior momento storico, seppur non abbia alcuna colpa». Antonello Graziano saluta con una sorta di motto che riassume il suo pensiero. «Voglio servire la politica e non servirmi della politica». ROSSANO –
Mario Franchino è un consigliere regionale uscente e vorrebbe continuare a frequentare
Palazzo Campanella, semplicemente per i «meriti acquisiti sul campo». In tour elettorale, fra beghe provinciali e regionali, riunioni su primarie, composizioni delle liste, dalla sua Montegiordano a Rossano ci impiega poco. «Grazie, verrò volentieri», dice per telefono rispondendo all’invito de “
L’Eco dello Jonio”. E puntuale come uno svizzero, eccolo arrivare. «Sarò un candidato del Pd – dichiara subito – perché credo di avere le carte in regola per essere ricandidato». I giornali, la mattina della sua visita, titolano sulla “rimborsopoli” regionale, ma senza far nomi: l’onorevole per qualche momento appare infervorato. «Se trovano una spesa oltre il lecito – è il commento – un regalo, un ristorante di lusso, sono pronto a non ricandidarmi. Sono moralmente integro, risulto fra i consiglieri che ha presentato il maggior numero di proposte di legge e l’unico consigliere di centrosinistra di tutta la provincia, pur provenendo da un comune piccolo, con un intuibile, enorme sforzo». Poi si ricompone e torna il sorriso quando racconta la sua storia. «Consigliere comunale prima, poi segretario provinciale dei Ds, ho percorso tutta la “filiera” del partito. Sono un autonomista, non faccio parte di correnti e non sono un renziano. Il premier ha grande intuito ma tiene poco conto del Mezzogiorno che, invece, dovrebbe essere fondamentale nella sua agenda». Mario Franchino pone subito le mani avanti e parla di «questione meridionale a tutt’oggi da risolvere». «Renzi ha ragione quando ci dice che dobbiamo rialzarci da soli, ma di certo abbiamo bisogno del sostegno del governo centrale». Affrontando di petto la “questione” politica, su ipotetici
accordi Pd-Ncd-Udc è perentorio: «Non vogliamo allearci con chi ha governato finora. Non vogliamo averci nulla a che fare e sono fortemente contrario. Una base allargata alle aree moderate, invece, credo sia necessaria. Quindi nessun indugio su alleanze con chi, questa Calabria, la vuole cambiare per davvero». In consiglio regionale, dice ancora, «abbiamo condotto un’opposizione rigida, ferrea, contro una maggioranza ottusa che non voleva confrontarsi su problematiche importanti quali lavoro, ambiente, sanità». Alle primarie che, com’è noto, si terranno il 5 ottobre, starà dalla parte di
Gianluca Callipo. «Sono, ovviamente, per il rinnovamento della Calabria e per rinnovamento intendo che non si può essere andreottiani, non si può stare a governare per 30 anni: dopo due legislature con una deroga, per chiunque, è tempo di andare a casa. Le primarie vanno fatte, ma continuo a ritenere che il centrosinistra abbia sperperato energie non riuscendo a far sintesi. Si è perso tanto tempo quando sarebbe stato indispensabile far conoscere alla gente uomini e programmi». Scendendo al “livello” Provincia, Franchino sembra abbastanza favorevole ai “tagli” per questioni di risparmio della spesa pubblica. «La nostra provincia è molto frammentata e non credo sarà semplice l’elezione del nuovo presidente. Le alleanze, sia politiche che territoriali, sono molto difficili da imbastire». Gli chiediamo se un ipotetico “
Patto per la Sibaritide” potrà servire per eleggere un presidente rappresentante di questo territorio. «Sono ovviamente per la rinascita del territorio e contro l’avanzata dei potentati politici del capoluogo. La Piana ha energie, risorse e intelligenze per dirigere la Provincia, anche in modo autorevole. Ma – si chiede – se abbiamo riscontrato enormi difficoltà nei partiti per l’individuazione del candidato a presidente, una coalizione politica di quest’area riuscirà ad eleggere il presidente? Difficile. I numeri sembrano suggerire che il centrosinistra dell’intera provincia abbia i numeri per farcela. Ad ogni modo non sono per il trasversalismo territoriale, quindi alleanze fra centrodestra e centrosinistra della stessa area demografica, solo perché la Piana deve mettersi il fiore all’occhiello. Sarebbe incoerente». Contrario ai trasversalismi, Franchino. Ma favorevole alla fusione Corigliano-Rossano. «Assolutamente. Sarebbe fondamentale per tutti, da Rocca Imperiale a Cariati. È giunta l’ora di abbandonare i municipalismi a beneficio di tutta l’area e di una visione omogenea. Seppur Basso, Medio e Alto Jonio siano diversi, i problemi da risolvere sono comuni a tutti. Certo, le grandi distanze non agevolano il confronto, ma è dovere della politica mettere insieme gli amministratori». Per quella che deve essere una visione d’insieme, aggiungiamo, demolendo i “campanili”.
l.l.