«Potevo andare via e invece sono rimasta dando vita alla mia azienda». È Teresa: agricoltrice per scelta
Teresa Maradei, imprenditrice calabrese racconta come, nonostante il Covid-19, la sua azienda che produce il 'fagiolo poverello' di Mormanno sia cresciuta durante questo anno pandemico
MORMANNO - Territorio e identità alimentare, terra e gusto, sono questi i pilastri valoriali sui quali si fonda l'audacia e la lungimiranza di Teresa Maradei, giovane imprenditrice calabrese, innamorata della sua terra e del suo paese, Mormanno. E’ qui che in tempi meno sospetti, prima del Covid-19, ha piantato il suo primo fagiolo poverello nell'area protetta più estesa d'Italia, il Parco Nazionale del Pollino, dando vita cosi alla sua realtà aziendale che promuove un’eccellenza del territorio, bianco, puro, millenario, un prodotto unico.
Teresa è sposata e ha due splendide bimbe, il marito lavora al nord in una importante azienda. Laureata in scienze forestali e ambientali, nonostante la possibilità di andare via, Teresa è la testimonianza vivente che in Calabria si può fare tanto, basta solo volerlo, anche dopo questa "nefasta pandemia".
Come un capitano al timone della sua nave, Teresa non ha mollato un attimo il pensiero che dalla tempeste come il covid-19 se ne possa uscire più forti di prima e forse, paradossalmente, “il virus ci ha fatto scoprire il valore della terra, ciò per cui dobbiamo vivere e lottare - sostiene - ciò per cui lavoriamo giorno dopo giorno per scardinare e scoraggiare la fuga delle menti che tanto ci penalizza".
Il Covid-19 ha avuto risvolti devastanti sull'imprenditoria in genere ma, "l’agricoltura è l’unico settore che non si è mai fermato - afferma con un velo di sollievo - la nostra azienda, paradossalmente, è cresciuta in questo periodo perché c'è stata una maggiore consapevolezza e attenzione da parte di tutti alla qualità del cibo con una predilizione particolare per quello locale e sostenibile".
"Anche noi produttori abbiamo avuto più tempo da dedicare alla nostra formazione che non si arresta mai anzi, c'è sempre qualcosa da imparare per migliorare il prodotto. Certo, con i ristoranti chiusi abbiamo sentito la battuta d’arresto ma come si suol dire ottimisticamente "si chiude un porta e si apre un portone". Ci siamo dedicati alla promozione del fagiolo poverello sui canali online, social compresi che sono cresciuti tanto".
La terra in Calabria è sacra, "i nostri prodotti sono frutto di sacrificio - afferma con orgoglio Teresa - di sudori sotto il sole cocente calabrese, ma le difficoltà per me sono soprattutto risorse e opportunità, si può crescere ancora tanto.
Il Paese, e soprattutto il sud, in effetti, ha un potenziale incredibile di crescita, se solo si perseguisse la strada dell’energia rinnovabile. Godiamo di 1600 ore di sole all’anno, rispetto ai paesi del nord come la Germania, e questo ci “deve far riflettere su come questa risorsa naturale possa essere sfruttata senza doversi per forza arrendere al preconcetto e all’immobilismo”.