di ROSSELLA MOLINARI Non è una società per disabili. Non lo è nelle piccole cose di ogni giorno, non lo è nell’abbattimento delle barriere architettoniche e anche di quelle mentali. Non lo è a tal punto che,
se una ragazzina diversamente abile non va a scuola per due anni, nessuno dice nulla. Nessuno se ne accorge. «La mia è stata una provocazione, ma è palese come i disabili nel nostro territorio siano trattati come degli invisibili. Eppure sono situazioni che esistono da molto tempo, sono lì ogni giorno sotto gli occhi di tutti. E non si può non vedere».
A parlare è il dottor Antonio Scaglione, il padre di Annarita, una ragazza il cui handicap la costringe sulla sedia a rotelle. Annarita oggi ha quasi diciassette anni e frequenta la seconda media. Due anni fa, ha ripreso ad andare a scuola dopo l’arrivo di un nuovo dirigente scolastico, la professoressa Laura Gioia, che, accortasi della sua “assenza”, ha convocato i genitori. «La dirigente, successivamente trasferita altrove ‒ racconta Scaglione ‒ ha convocato me e mia moglie e ci ha chiesto conto. È stata l’unica ad averlo fatto, ed è grazie a lei che Annarita si è iscritta alla scuola media». Oggi frequenta l’istituto “Toscano” nel centro storico e va volentieri a scuola, dove i compagni di classe l’hanno accolta amorevolmente e la circondano di affetto. «Purtroppo, oltre alla scuola, qui non ha la possibilità di svolgere ulteriori attività ‒ prosegue il papà ‒ e il pomeriggio il più delle volte è costretta a restare a casa». Annarita adora la musica, ne ascolta tanta. Guarda poco la TV, anche per via di un disturbo visivo, ma si appassiona alle storie che sente e le basta poco per sorridere ed essere contenta. Con cadenza bimestrale, si reca a Ravenna per effettuare terapia riabilitativa in un centro specializzato, dove fa piscina e si diverte. «Una volta rientrati qui, ricadiamo nel “lugubre deserto”, come lo definisce qualcuno». Angelo Scaglione è amareggiato, vorrebbe fare di più, vorrebbe che le cose iniziassero a cambiare sul serio e a funzionare per tutti. E, più di ogni altra cosa, vorrebbe che
si prendesse seriamente coscienza dell’esistenza di soggetti diversamente abili, che hanno diritto come gli altri a una vita dignitosa. «C’è bisogno di dignità – afferma – da parte di tutti. Le alte cariche dello Stato parlano spesso dei disabili, così come il Papa, ma in concreto cosa fa la società di oggi? Be’, o li prendiamo seriamente in considerazione oppure – prosegue provocatoriamente – attrezziamoci per l’eutanasia!». Parole forti, dettate dall’amore smisurato per una figlia e per tutti i soggetti più deboli e meno fortunati, che oggi possono contare sul sostegno dei genitori… ma domani? «Incontro spesso i genitori degli altri bambini disabili – va avanti Scaglione – e il pensiero che ci accomuna, al di là di tutto, è il “dopo di noi”. È questo il problema principale.
Cosa accadrà ai nostri figli quando noi non ci saremo più? Chi si prenderà cura di loro?». La vita di tutti i giorni non è affatto semplice. E anche le istituzioni spesso non hanno il giusto approccio e la dovuta sensibilità. Basti pensare a quanto accaduto solo qualche mese fa quando
per Annarita è stata un’impresa finanche partecipare ad una gita scolastica. «Verso la fine di febbraio – racconta il papà – fui contattato dalla scuola per mandare mia figlia a una manifestazione teatrale nella città di Cosenza. La mia risposta fu affermativa. Da subito, mi furono mostrate perplessità riguardo al trasporto perché le ditte di loro pertinenza non erano attrezzate per soggetti disabili, ma avrebbero cercato il modo per accogliere anche mia figlia». Allora il dottor Scaglione si adopera a trovare una soluzione, si documenta sulle ditte di trasporto del circondario, le contatta e chiede informazioni sugli autobus dotati di pedana per le carrozzine. Si rende conto che vi sono autolinee in grado di garantire tale servizio, ma la scuola ha già affidato l’incarico a una ditta che non possiede mezzi del genere. «Mi fu detto che non si poteva tornare indietro per annullare l’incarico e i toni si accesero... Provai a chiedere una copia del programma della gita, fui mandato a destra e a sinistra senza riuscire ad averla. Chiesi spiegazioni sulla condizione di degrado all’interno del recinto della scuola che avevo già denunciato. Anche in questo caso, fui nuovamente invitato ad andare via perché a detta loro ero un “provocatore”». A questo punto,
è l’Amministrazione comunale di Corigliano ad offrirgli supporto. «Andai in Comune – va avanti Scaglione – dove trovai il sindaco, il vicesindaco e l’assessore alla Pubblica Istruzione che si adoperarono prontamente per risolvere il problema, però non trattandosi di una questione di loro competenza poterono solo inviare un sollecito alla scuola e alle due dirigenti». Qualcosa però si è mosso. Contattato «con urgenza dalla scuola il giorno prima della gita», gli è stata comunicata la revoca alla ditta precedentemente scelta e l’affidamento a un’altra impresa di autolinee che garantiva il trasporto per i disabili. Non è stato però autorizzato l’accompagnamento della badante, alla quale non è stato consentito di salire sul pullman. «Mi sono visto costretto a chiedere l’intervento dei carabinieri – racconta ancora il dottor Scaglione –. La vicenda si è conclusa il giorno della gita. Ho fatto accompagnare con un’auto la badante di mia figlia, che ha seguito l’autobus all’andata e al ritorno». Dopo questo episodio,
il dottor Scaglione ha inviato una lettera di denuncia al Ministro dell’Istruzione, al Ministro delle Politiche Sociali, alla Regione Calabria e al sindaco di Corigliano Calabro. Il suo intento è quello di sensibilizzare tutte le istituzioni e l’intera società “civile” affinché anche i diversamente abili possano vivere in maniera decorosa. A volte basterebbe solo agire e ragionare un po’ di più con il cuore.