Ruffa (Partito Radicale): proseguo sciopero della fame
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Rocco Ruffa, militante del Partito Radicale Nonviolento ha deciso di prolungare il suo sciopero della fame, in atto già da 15 giorni. E aggravato per un giorno con uno sciopero della sete. Una decisione maturata per difendere lo Stato di Diritto. "O perlomeno affinché si discuta il progetto di legge regionale per l'istituzione del garante dei detenuti. Che marcisce ormai da due anni nei cassetti della partitocrazia calabrese. Una legge che consentirebbe di avere carceri più umane e tese al dettato costituzionale. Che prevede che la pena abbia come fine la rieducazione e il reinserimento sociale delle persone private della libertà".
RUFFA, ALLA PRIVAZIONE DELLA LIBERTA' SI AGGIUNGE QUELLA DELLA DIGNITA'
Il gesto di Ruffa va anche a sostegno dell'ex parlamentare Rita Bernardini. Che pure ha digiunato per oltre un mese. Interrompendo lo sciopero solo dopo aver incontrato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando. La richiesta al presidente della regione Oliverio e al presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto è quella almeno di discutere il progetto di legge regionale. Per l'istituzione anche nella nostra terra del Garante regionale delle persone private della libertà personale. "Parlare di carcere - si legge ancora nel comunicato - è estremamente impopolare. Lo è sempre stato da quando esistono i mezzi di informazione. Eppure, nonostante i Diritti Umani stiano a cuore a tutti, troppo spesso succede che anche nelle carceri calabresi, alla privazione della libertà si aggiunge la privazione del diritto alla salute, allo studio. Alla rieducazione mediante attività lavorative e, in sostanza, della dignità umana.
Nelle visite in tutte le nostre dodici carceri fatte con Giuseppe Candido come delegazione del Partito Radicale, spesso abbiamo incontrato celle stracolme. Detenuti costretti ad oziarvi 22 ore al giorno. Carenza cronica di cure mediche, di educatori, di agenti. E la conseguente impossibilità di accedere a percorsi di recupero prima di rientrare da cittadini liberi nella società. È per tutte queste ragioni che urge anche in Calabria l’istituzione del Garante dei detenuti. E per questo non molliamo quella che consideriamo una battaglia per un ulteriore passo di civiltà della nostra terra.