di SERAFINO CARUSO Stanco, ma caparbio e combattivo. Forse anche più di prima. Il “golpe” che ha spodestato
Giuseppe Antoniotti dalla guida politica della città alla fine forse lo ha rafforzato. Danneggiando chi l’ha ordito. Ovvero sette dei suoi consiglieri di maggioranza ed i sei dell’opposizione. Almeno questa l’impressione, a caldo, al termine della conferenza stampa indetta dallo stesso Antoniotti e che si è tenuta venerdì 20 novembre presso la ex delegazione comunale allo Scalo. Conferenza a cui hanno partecipato tutti gli assessori, tranne il vicesindaco
Guglielmo Caputo. Ed i consiglieri rimastigli fedeli. “Non sono un improvvisato della politica come qualcuno che ha distrutto il centrodestra (riferimento a Graziano, ndr). Mi si sono trovato a fare il Sindaco e devo ringraziare solo ed esclusivamente la comunità rossanese. Nessun altro”. A scatenare la bufera, lo ha detto lo stesso Antoniotti, la sua dichiarazione nella penultima edizione de
L’Eco: cioè quella di volersi ricandidare a Sindaco, con o senza Forza Italia. Parole che lasciavano presagire ci fosse più di un tumulto all’interno della coalizione di centrodestra e, soprattutto, dentro Forza Italia. Che, effettivamente, c’era. “Di qualcosa mi sono accorto all’ultimo consiglio comunale, quello sulle somme urgenze per l’alluvione”, ha detto Antoniotti. Che ha precisato come il fatto di “non aver voluto fare il burattino di turno” manovrato da “chi ha amministra questo territorio da oltre venti anni” (Caputo, ndr) lo abbia, alla fine, penalizzato con “questo golpe senza precedenti”. “Non capisco alcuni veti - ha aggiunto - oggi la giunta è ancora in carica ed il vicesindaco è ancora in giunta. Sulle mie azioni di governo non avevo da chiedere nulla a nessuno. Ho preso le distanze da Scopelliti sui trasporti (taglio dei treni, ndr), per i rifiuti. Sulla sanità, per il tribunale. E mentre io protestavo qualcun altro (chiaro riferimento di nuovo a Caputo, ndr) scaldava le sedie e gli scranni del consiglio regionale”. Come traditori indica “il Presidente del consiglio Scarcello, che si è sempre astenuto su tutto. Per ambizioni personali e politiche. Chi con i nostri voti è andato a fare il consigliere provinciale (Lucisano, ndr). Il figlio del mio segretario (De Simone, ndr). Cosa è successo, quindi? Poi c'è la schifezza. Nel momento che ho rimodulato la giunta con gli ingressi di Chiarello e Federico, queste persone che hanno firmato contro di me chiedevano che io mandassi a casa il vicesindaco Caputo. Non l'ho fatto perché sono una persona corretta. E ritengo di non essere stato ripagato con la stessa moneta. Qualcuno (Caputo, ndr) avrebbe dovuto bloccare quest'azione. Ma non lo ha fatto”.