Lavoro e felicità. Oppure: lavoro è felicità? Dipende da dove nasci. Se nasci in Olanda o in Calabria il discorso cambia. E di molto. Mentre nei Paesi Bassi sempre più persone optano per il part-time (lo scrive il The Economist), dedicando più tempo a se stessi e alla famiglia, in Italia le cose vanno diversamente. In Calabria la forbice si accentua. O meglio: si vorrebbe lavorare di più. Se ci fosse, il lavoro. Senza girarci attorno: la questione lavoro nell’area urbana Corigliano-Rossano e paesi limitrofi è da sempre la vera emergenza. Oggi più che mai. Il concorso di idee
Futur-E ha riacceso una flebile speranza. Ma, almeno al momento, non vi è nulla di certo. Il terziario non è più quello di una volta. Nel pubblico impiego, infatti, il blocco delle assunzioni e del turn over costringe sempre più giovani. A restare a casa e sempre più anziani ad arrivare alla fatidica soglia dei 66 anni di età per il meritato riposo. Poi ci sono anche le eccezioni. E allora che fare? Bisogna fare qualcosa. Perché la depressione economica sta portando il territorio a una emigrazione sui livelli degli anni ‘60. Sempre più giovani scelgono di partire e di non ritornare mai più. Mal volentieri. Ma sono costretti a farlo. Il lavoro che non c’è obbliga a lasciare questa meravigliosa, ma maledetta terra. Maledetta dagli uomini. Soprattutto da una classe politica mai all’altezza di questa meravigliosa terra. Dicevamo che bisogna fare qualcosa. Si, tutti insieme. Cittadini e amministratori pubblici.
ROSSANO, LA DISOCCUPAZIONE
Con imprenditori. I quali devono essere supportati, incentivati a creare posti di lavoro, non a toglierli. Ma come può fare un imprenditore, oggi come oggi, con una tassazione che sfiora il 70 % (si, il settanta per cento!), ad assumere personale? Non può farlo. Va rivisto, quindi, innanzitutto il regime fiscale. Abbassare il costo del lavoro. Con un taglio netto. Tartassare gli imprenditori significa condannare a morte definitiva il tessuto socio-economico. Gli
amministratori locali (regionali, provinciali e comunali) dovrebbero organizzare tavoli di lavoro seri con gli imprenditori. L’edilizia, ad esempio, è il settore che più ha risentito e risente della grande crisi economica scoppiata circa dieci anni fa. A Rossano, così come a Corigliano, le costruzioni si sono fermate. E con loro tutto l’indotto che vi gira intorno: elettricisti, idraulici, falegnami, commercianti di arredo casa. Tutto si è bloccato. Addirittura qualcuno ha fermato i lavori. Lasciando scheletri orribili all’ingresso di Rossano.
ORMAI A ALTISSIMI LIVELLI
Ma se non ha più i soldi per andare avanti come fa? L’edilizia sociale ha dato un po’ di respiro, grazie a qualche imprenditore, al settore. Ma siamo al termine. Anche questa, prima o poi, finirà. E poi? Cosa faranno le famiglie che ancora gravitano in questo settore? Una volta che un padre di famiglia perde il lavoro, come si mantiene il figlio all’università? Si bloccheranno del tutto le nascite. Fare un figlio, oggi come oggi, è diventato un privilegio. Se qualcuno ancora lo fa è grazie, ancora, alla pensioncina di mamma e papà o della nonna. Ma finite anche queste? Anche la scuola ne risentirà, tra pochi anni: non ci saranno più bambini per riempire le classi. Già l’Istituto Tecnico per Geometri di Rossano è a rischio chiusura. Ebbene, il discorso è molto serio: o lo si affronta con altrettanta serietà o da qui a pochi anni di questa città e questo territorio resterà ben poco. Si faccia presto. Si studino soluzioni. Turismo, cultura, montagna e agricoltura restano sempre lì. Ad aspettarci. Investire davvero in questi settori (
Codex in primis) potrebbe essere la soluzione contro l’ormai altissima percentuale di disoccupazione. Ma bisogna cambiare tutto. Mentalità e regole. E dare sostegno, vero, all’impresa. Altro che part-time all’olandese. Qui non c’è manco quello, ormai.
Fonte: La Provincia Di Cosenza